La Commissione Europea ha deferito Malta alla Corte di giustizia dell’UE per il sistema di assunzione nei porti che – secondo Bruxelles – violerebbe i principi fondamentali dei trattati europei. Al centro del contenzioso, l’obbligo per le imprese portuali di assumere esclusivamente personale iscritto al Port Workers Register, un registro chiuso composto da circa 400 nominativi. L’accesso a questa “lista esclusiva” è sostanzialmente limitato ai soli familiari degli operatori già attivi, e avviene solo in caso di pensionamento, decesso o inabilità permanente di questi ultimi. Una dinamica che, fa sapere la CE, restringe l’accesso alla professione a una cerchia molto limitata di persone escludendo di fatto altri candidati (maltesi o cittadini di altri Paesi membri), compromettendo la libera concorrenza e di, fatto, trasformandolo in un canale preferenziale per i familiari.
Un’azione legale ufficializzata attraverso una nota e scattata dopo che, nel settembre 2022, la Commissione indirizzò una lettera di costituzione in mora al governo maltese, seguita da un parere motivato nell’ottobre 2024. Nonostante Malta abbia contestato le accuse, la Commissione ha ritenuto le spiegazioni insufficienti, portando così alla decisione di deferire il caso alla Corte UE.
Non si tratta dell’unico procedimento aperto contro l’arcipelago. Bruxelles ha infatti contestato anche il mancato aggiornamento dei piani anti-inquinamento atmosferico, il mancato recepimento di direttive su infrastrutture critiche e semplificazioni contabili per le piccole-medio imprese, oltre a carenze sulla condivisione dei dati doganali. Tutti questi procedimenti rientrano nel pacchetto mensile delle infrazioni notificate agli Stati membri che non rispettano pienamente il diritto comunitario.
Reagendo alla notizia, il Ministero dei Trasporti si è apprestato a difendere il quadro legislativo maltese e a promettere che lo farà anche dinnanzi alla CGUE, in particolare le modifiche introdotte al regolamento sui lavoratori portuali nel 2017, volte ad «attenuare gli effetti collaterali negativi e le potenziali controversie legali derivanti dalle precedenti riforme attuate in seguito all’adesione di Malta all’Unione Europea». Ha inoltre sottolineato che quanto contestato dalla CE «non costituisce un regime preferenziale, bensì un regime transitorio mirato e limitato nel tempo, concepito per affrontare casi di discriminazione del passato». Un quadro normativo che – ha aggiunto – «è particolarmente rilevante date le circostanze uniche di Malta, in qualità di Stato membro insulare fortemente dipendente dalle rotte marittime e dal flusso regolare e ininterrotto di merci a prezzi competitivi».
(immagine di repertorio)
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