Le recenti modifiche alla legge sulla cannabis hanno innescato polemiche tra Ong e governo, dopo che il Parlamento ha approvato un emendamento presentato dall’Onorevole Rebecca Buttigieg che prevede una multa di 235 euro a chi consuma cannabis tra le mura domestiche, nei casi in cui l’odore infastidisca i vicini. La norma è stata duramente criticata dalle organizzazioni ReLeaf Malta e Moviment Graffitti, che accusano l’esecutivo di aver “tradito” lo spirito originario della riforma.
«Queste misure riducono il diritto alla privacy, non portano alcun beneficio sociale reale e non promuovono un uso responsabile della cannabis. Al contrario, alimentano paura, stigma e repressione», hanno dichiarato in un comunicato congiunto diffuso domenica.
Le modifiche legislative, approvate alla terza lettura in Parlamento, estendono le sanzioni previste per il consumo di cannabis in pubblico anche all’ambito domestico, qualora l’odore venga percepito come “fastidioso” dai vicini. Per le Ong si tratta di una violazione della privacy e dei diritti individuali, che rischia di esporre oltre 60.000 consumatori maltesi a controlli e multe arbitrarie.
«Far vivere le persone col timore in casa propria che il vicino “senta l’odore” e chiami la polizia perché si sta consumando o coltivando piante di cannabis è uno strumento che non genera alcun beneficio alla società né tanto meno promuove l’uso responsabile della sostanza», affermano le due organizzazioni. Il rischio, secondo ReLeaf e Moviment Graffitti, è che la riforma, pensata per superare l’approccio stigmatizzante della “guerra alla droga”, venga progressivamente smantellata a favore di un modello di controllo e penalizzazione.
Nel mirino delle critiche c’è anche l’Autorità per l’Uso Responsabile della Cannabis (ARUC), accusata di aver perso la propria funzione di regolatore etico e di essersi trasformata in uno strumento al servizio degli interessi commerciali dell’industria dei cannabinoidi, anziché concentrare gli sforzi sul punire le entità commerciali coinvolte nella vendita pericolosa di vari cannabinoidi, compresi quelli sintetici.
«L’ARUC, che a Vienna parlava di superare la mentalità punitiva, oggi impone norme draconiane che tradiscono ogni promessa fatta tra il 2021 e il 2025», affermano i rappresentanti delle Ong, «questi emendamenti abbandonano i principi di riduzione del danno e, al contrario, annullano ogni progresso compiuto sinora introducendo pene severe volte a intimidire e spaventare».
Secondo i critici, l’ampliamento dei poteri dell’ARUC favorirebbe le aziende private del settore, allontanandosi così dal modello non profit e basato sulla riduzione del danno che aveva ispirato la riforma originaria.
ReLeaf Malta e Moviment Graffitti chiedono l’immediato ritiro delle nuove norme e un ritorno ai valori fondanti della riforma del 2021, ovvero il rispetto dei diritti umani, la tutela della privacy e la promozione di un uso consapevole e non criminalizzato della cannabis. «La riforma è diventata uno strumento punitivo contro le stesse persone che avrebbe dovuto proteggere: i consumatori e i coltivatori personali», concludono le Ong.
(immagine di repertorio)
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