Neville Gafà ha presentato le proprie dimissioni dall’incarico ricoperto all’interno dell’Ufficio del Primo Ministro, nello specifico presso il segretariato parlamentare per il dialogo sociale guidato dal sottosegretario Andy Ellul.
La decisione è arrivata sabato pomeriggio, poche ore dopo la pubblicazione di un controverso articolo – l’ennesimo – postato sul suo blog personale, intitolato “I bambini non hanno bisogno di nuovi generi, hanno bisogno di genitori con buon senso”, in cui sosteneva che i bambini dovrebbero essere “guidati” dai genitori per evitare “confusione” su questioni legate all’identità di genere e orientamento sessuale. Nel post, Gafà si riferiva ai figli di coppie LGBTQIA+, invitando a fare ricorso al “buon senso” per “indirizzarli verso il giusto cammino”.
Ne citiamo dei passaggi: «La nuova moda della “fluidità di genere” e della “identità non binaria” introdotta nelle scuole non è un progresso, è una follia mascherata da illuminazione. Una società che non riesce a distinguere un maschio da una femmina ha perso il contatto con la realtà»; «i bambini non hanno bisogno di nuovi generi ma di genitori che abbiano il coraggio di dire no alla follia e sì al buon senso».
Le sue parole hanno sollevato immediate critiche che lo hanno in qualche modo costretto ad aggiustare il tiro. «Mi scuso se ho ferito i sentimenti di qualcuno. Ci tengo a chiarire che quanto scritto rappresenta esclusivamente la mia opinione personale e non la posizione del Partito Laburista. Ne sono prova i grandi successi ottenuti nel nostro Paese in materia di minoranze», ha dichiarato Gafà in un messaggio diffuso sui social.
Malgrado il tentativo di metterci una pezza, l’ulteriore bufera mediatica e politica lo ha portato a rassegnare le dimissioni: «Anche se oggi mi sono dimesso dal mio incarico governativo con effetto immediato, assicuro a tutti che continuerò a sostenere questo governo e il Partito Laburista, che mi è così caro».
L’episodio si inserisce infatti in un momento già delicato per Gafà, finito di recente nell’occhio del ciclone dopo aver rimosso fiori e candele commemorative dal monumento del Grande Assedio a Valletta, dove pochi giorni fa si era tenuta una veglia per ricordare l’ottavo anniversario dell’assassinio della giornalista Daphne Caruana Galizia da lui definita, tra vari sprezzanti epiteti, «strega, hate blogger, evasore fiscale». Alcuni dei tributi erano stati deposti da tre ambasciate europee presenti sull’isola, a loro volta prese di mira dal medesimo Gafà che, sempre attraverso un articolo pubblicato e poi rimosso dal suo blog personale, le tacciò di interferenze politiche, invitandole a «non intromettersi nel nostro Paese di cui siete ospiti».
Il Primo Ministro Robert Abela aveva preso le distanze dalle dichiarazioni e dalle azioni di Gafà, pur senza condannarle apertamente o indicare eventuali provvedimenti nei suoi riguardi. «C’è la libertà di espressione, e vale per tutti», diceva.
Neville Gafà era stato nominato “collaboratore di fiducia” presso il segretariato per il dialogo sociale appena due mesi fa, lo scorso agosto, si dice come consulente all’assistenza clienti. Controversa figura legata alla corrente laburista, sebbene spesso con ideologie di estrema destra, in precedenza fu esponente di punta del Governo Muscat, prima di essere lasciato al palo da Abela nel 2020. Secondo fonti citate da Times of Malta, non si sarebbe dimesso di sua spontanea volontà, bensì di quella dello stesso Premier.
(photo credits: Facebook / Neville Gafà)
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