Dopo oltre tre anni di processo durante i quali la corte ha ricostruito l’attività criminale della cosiddetta “Maksar gang”, Adrian e Robert Agius, Jamie Vella e George Degiorgio sono stati riconosciuti colpevoli degli omicidi della giornalista Daphne Caruana Galizia e dell’avvocato Carmel Chircop, due dei più gravi delitti che hanno segnato l’arcipelago negli ultimi anni.
Secondo l’accusa, fu George Degiorgio, già condannato in via definitiva come esecutore materiale dell’attentato che quel terribile 16 ottobre 2017 strappò la vita all’indimenticata giornalista, a collaborare con i fratelli Agius e con Jamie Vella nella pianificazione dell’omicidio, ricevendo da loro l’esplosivo poi piazzato sotto l’auto parcheggiata davanti all’abitazione di Bidnija, e fatto detonare a distanza.
L’episodio scatenò un’ondata di indignazione internazionale contribuendo, nel tempo, anche alle dimissioni dell’allora Primo Ministro Joseph Muscat, travolto dalle pressioni per i legami emersi tra membri del suo entourage e alcuni degli imputati. Anche Alfred Degiorgio, fratello di George, era stato condannato a 40 anni di carcere in un procedimento separato per lo stesso attentato.
Durante il processo sono emersi legami diretti tra i fratelli Agius e ambienti criminali noti per traffici illeciti e violenze su commissione, ma anche il ruolo centrale di Jamie Vella, ritenuto l’uomo che avrebbe materialmente fornito l’esplosivo usato per l’attentato. Decisivo per la ricostruzione il pentimento e la collaborazione di Vince Muscat, che ha consegnato agli inquirenti elementi considerati determinanti per inchiodare il resto della rete.
Anche l’omicidio dell’avvocato Carmel Chircop, freddato nel 2015 a colpi d’arma da fuoco da un sicario in moto mentre si trovava nel garage della propria abitazione a Birkirkara, è stato ricondotto alla “Maksar gang”. Il movente, secondo l’accusa, sarebbe da ricondurre ad un debito non saldato con un imprenditore vicino alla rete criminale, che avrebbe commissionato l’esecuzione ad Adrian Agius e George Degiorgio.
A poche ore dalla lettura del verdetto, la Daphne Caruana Galizia Foundation ha rilasciato una dichiarazione dei familiari della vittima che, per voce della sorella Corinne, hanno ringraziato coloro che hanno preso parte alla causa definendo la sentenza «un passo avanti verso la giustizia», sottolineando però come, a distanza di otto anni dall’assassinio, «i fallimenti istituzionali restano irrisolti».
Il processo si è concluso con quattro condanne definitive, ma le indagini su eventuali mandanti e sulle protezioni esterne alla rete criminale restano ancora aperte.
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