Tra il 2022 e il 2024 i costi degli affitti sono aumentati a un ritmo più che raddoppiato rispetto agli stipendi, accentuando una pressione sempre più forte sui locatari, minando fortemente la qualità di vita ed incentivando il sovraffollamento. A certificarlo è uno studio pubblicato dal sindacato degli inquilini Solidarjetà, che parla apertamente di un mercato degli affitti «strutturalmente squilibrato».
Secondo l’analisi, basata su dati ufficiali della Housing Authority, l’affitto medio mensile di un appartamento con due camere da letto è passato da 770 euro nel 2022 a 990 euro nel 2024, con un incremento del 28,3%. Nello stesso periodo, il salario medio nazionale è cresciuto solo del 12,4%. Un divario che si riflette anche sugli immobili più grandi: gli affitti per le abitazioni con tre camere sono saliti in media da 925 a 1.120 euro al mese, segnando +21,2% nell’arco di tempo preso in esame.
Lo studio evidenzia come i rincari più marcati si siano verificati proprio nelle aree che fino a pochi anni fa erano considerate maggiormente “abbordabili”. A Gozo, per esempio, dal 2022 al 2024 l’aumento degli affitti per appartamenti con due camere ha raggiunto il 42,35%, mentre nell’area del Southern Harbour l’incremento si è attestato intorno al 40,6%.
Impennate significative si sono però registrate un po’ ovunque sul territorio nazionale, anche nelle località più gettonate. A Gzira, ad esempio, in due anni i canoni per appartamenti con due camere sono aumentati del 45,8%, con un aggravio medio di circa 377 euro al mese per gli inquilini, mentre a Birkirkara – per citarne un’altra – l’affitto delle medesime abitazioni è aumentato del 33,5%, pesando 251 euro in più ogni mese sulle tasche della gente.
Stesso scenario per gli appartamenti composti da tre camere da letto, con la regione del Southern Harbour che, con +30,4%, ha registrato le maggiori impennate dei canoni di colazione (da 767 euro nel 2022 a 1.000 al mese nel 2024).
Solidarjetà ha confrontato i prezzi effettivi con uno scenario regolato, ipotizzando l’estensione del tetto massimo del 5% annuo – attualmente previsto solo per gli accordi pluriennali – anche tra un contratto e il successivo. In questo caso, l’affitto medio mensile di un appartamento con due camere nel 2024 sarebbe stato pari a 844 euro.
La realtà è però ben diversa: con un canone medio di circa 989 euro, gli inquilini pagano oggi circa 145 euro in più al mese rispetto a quanto previsto dal modello regolato, 109 euro nel caso di abitazioni con tre camere. Su base annua, ciò si traduce in un costo aggiuntivo compreso tra 1.300 e 1.740 euro per famiglia, a seconda della tipologia e della zona dell’immobile.
«Un eccesso mensile che non è certo un’anomalia di mercato – spiega il sindacato – ma una diretta conseguenza di un quadro normativo che dà priorità ai profitti dei proprietari rispetto alla sicurezza dei locatari e all’accessibilità degli alloggi».
Alla luce di questi dati, Solidarjetà rilancia il sostegno a una petizione promossa dal membro del sindacato Patricia Graham. L’iniziativa chiede al Parlamento di vincolare il tetto del 5% agli aumenti degli affitti all’importo dell’immobile originariamente registrato presso la Housing Authority, indipendentemente dal rinnovo del contratto o dal cambio di inquilino.
La petizione ha già superato le 840 firme e il sindacato invita il pubblico a continuare a sostenerla, denunciando una dinamica che rende l’accesso alle abitazioni sempre più difficile per una parte crescente della popolazione, in particolare le fasce a basso e medio reddito.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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