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Sottopagati e costretti a vivere nei cantieri, indagine rivela le condizioni dei migranti a Malta

di Redazione
23 Febbraio 2023
in Attualità
Tempo di lettura:3 mins read
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Alcuni migranti vengono portati a Malta con falsi pretesti per poi ritrovarsi costretti ad accettare condizioni di lavoro miserabili, che spesso li costringono a dormire nei cantieri dovendo persino pagare i datori di lavoro per “l’alloggio”.

È quanto emerso dallo studio “HomeInclusRation”, presentato dalla Ong YMCA Malta nel corso di una conferenza che ha avuto luogo mercoledì in cui sono state approfondite le cause legate alle condizioni delle persone senza fissa dimora e le relative connessioni con la questione migranti e l’inclusione.

Christian Inkum Okyere di YMCA Malta, ha sottolineato l’importanza che rivestono i migranti per l’economia maltese, forza trainante nei settori chiave come quello turistico, sanitario e dell’edilizia. Nonostante le premesse, la ricerca ha evidenziato alcune scoperte allarmanti.

Condizioni di lavoro precarie, sfruttamento, mancanza di conoscenza dei diritti dovuti ai lavoratori e leggi sfavorevoli sull’immigrazione rimangono le cause più comuni di quella che gli esperti hanno definito una “moderna schiavitù” sul posto di lavoro a Malta che li rende economicamente “deboli” e li espone al rischio di diventare dei senzatetto.

La stima di un salario medio di un migrante spesso è inferiore ai 10.000 euro all’anno, meno del salario medio nazionale che si attesta alle 21.000 euro. Alcuni di loro, impiegati nell’edilizia, sono costretti a dormire nei cantieri che non sono ovviamente dotati di alcun servizio di base, ma vengono comunque considerati spazi in affitto dai datori di lavoro che detraggono soldi dal salario minimo dovuto. La disperazione per la situazione economica, la mancanza di conoscenza dei diritti dovuti ai dipendenti, delle modalità con cui segnalare abusi e sulle azioni da intraprendere in quest’ultimo caso rimangono le condizioni alla base dello sfruttamento.

Problemi che nascerebbero già dai Paesi di origine, dove i migranti pagano ingenti somme di denaro in cambio della promessa di un lavoro redditizio. Cosa che ovviamente non avviene.

Diversi migranti che arrivano a Malta vengono affidati a delle agenzie che trattengono una quota del loro salario minimo per trovare loro un impiego. Alcune di queste rilasciano le buste paga ai lavoratori al posto delle aziende per cui lavorano. Ne deriva che i dipendenti non sanno quanto vengono pagati all’ora poiché questo è determinato esclusivamente dall’agenzia.

Nel contempo, mentre alcuni datori di lavoro non forniscono regolari contratti, altri trovano escamotage per evitare di pagare bonus, straordinari ed altri benefit ai lavoratori. Anche l’assicurazione sanitaria, la previdenza sociale e le tasse dovute non vengono corrisposte.

Il fondo di sostegno COVID-19 distribuito dal governo è apparso su un numero significativo di buste paga, ma non è stato effettivamente erogato ai dipendenti.

Anche il brevissimo periodo di dieci giorni concesso a un migrante per trovare un altro lavoro quando rimane disoccupato è diventato fattore importante di abusi. Dovendo infatti passare attraverso un lungo e complicato iter, peraltro neanche certo, molti dipendenti preferiscono non cambiare azienda anche se vengono sfruttati.

Il rinnovo annuale dei permessi di lavoro e la richiesta di determinati documenti come un contratto di locazione, da spazio allo sfruttamento da parte di alcuni proprietari di immobili che, sapendo che i migranti hanno bisogno di un contratto come requisito per non perdere il permesso di soggiorno, spesso aumentano in modo sproporzionato i costi degli affitti esponendo i migranti al rischio di rimanere senza un tetto sopra la testa.

In altri casi, i proprietari degli immobili chiedono i soldi delle utenze senza dare ai locatari possibilità di visionare le bollette e, siccome il contratto di affitto non è registrato a nome degli inquilini, questi ultimi non solo non beneficiano degli eco-sussidi ma, se si lamentano, temono lo sfratto, le ritorsioni e la perdita dei documenti.

Molte donne che subiscono violenza domestica non hanno risparmi su cui fare affidamento. Senza opzioni e temendo di diventare delle senza tetto, si affidano ad alcuni uomini che offrono loro una dimora in cambio di favori sessuali e, registrando il domicilio presso l’indirizzo di questi individui, vedono precluso l’accesso anche ai sussidi sociali.

 

Tags: ediliziaIn evidenzalavoratori stranierimigrantiSanitàTurismoYMCA
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