Potrebbe rischiare il processo Josie Muscat, medico, ex parlamentare e fondatore del Saint James Hospital, accusato di aver presumibilmente eseguito l’inseminazione artificiale sulla compagna di Erin Tanti, ex insegnante di teatro ed omicida reo confesso di Lisa Maria Zahra, la quindicenne trovata senza vita nel 2014 ai piedi delle scogliere di Dingli.
Muscat, riferiscono fonti al Times of Malta, avrebbe effettuato l’intervento sulla donna – oggi incinta e prossima al parto – in una clinica privata mentre Tanti già stava scontando la pena in carcere, in violazione delle leggi sulla protezione degli embrioni che prevede sanzioni fino a 23.000 euro e cinque anni di carcere.
Le indagini coinvolgerebbero anche un medico della struttura penitenziaria, ora sospeso dal servizio, che avrebbe aiutato il detenuto contrabbandando lo sperma dal carcere per trasferirlo nella clinica dove Muscat avrebbe eseguito la procedura. Al momento, però, non è chiaro se sarà formalmente accusato o se rischia soltanto un provvedimento disciplinare.
Tanti e la compagna erano stati arrestati lo scorso maggio nell’ambito dell’inchiesta, accusati di aver architettato la donazione clandestina di sperma non concessa dall’amministrazione carceraria. Nei giorni scorsi la coppia ha presentato ricorso, sostenendo che l’intervento fosse stato inizialmente autorizzato e che l’arresto — avvenuto quando la donna era all’ottavo mese di gravidanza — avrebbe violato il loro diritto alla vita familiare. Nell’istanza si lamenta anche il fatto che entrambi siano stati interrogati in piena notte, in condizioni definite inadeguate e dannose per la salute della madre e del nascituro. Tanti aveva iniziato la relazione con l’attuale compagna mentre si trovava in libertà su cauzione.
Nel 2019 patteggiò una condanna a vent’anni per l’omicidio di Lisa Maria Zahra, la studentessa quindicenne con cui aveva instaurato una relazione sentimentale mentre era suo insegnante di teatro. Forte dell’ascendente psicologico esercitato sulla ragazza, l’aveva convinta a lasciarsi morire insieme, gettandosi dalle scogliere di Dingli «per essere finalmente liberi di amarsi in un posto migliore». Quel salto nel vuoto, però, la ragazza lo fece da sola.
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