Dieci anni dopo l’avvio dell’operazione “Gambling”, una delle inchieste più vaste e complesse sulla gestione illecita delle scommesse online a carattere internazionale, il Tribunale di Reggio Calabria ha assolto 21 imputati, tra cui i dirigenti della società di scommesse Betsolution, registrata a Malta, escludendo ogni collegamento con la criminalità organizzata.
Domenico Lagrotteria e Alessandro Ciaffi, all’epoca ai vertici della compagnia, arrestati a Malta nel 2015 e successivamente estradati in Italia, sono stati assolti con formula piena dalle varie accuse tra cui associazione a delinquere e riciclaggio di denaro, ritenute infondate dai giudici. Stessa sorte per altri imputati coinvolti nella rete commerciale e operativa dell’azienda, tra cui Mario Vardè, Davide Taher e Giovanni Battista Ciarfaglia.
L’indagine, coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, ipotizzava l’esistenza di un sistema di scommesse clandestine che avrebbe aggirato la normativa italiana operando tramite licenze estere e appoggiandosi a infrastrutture informatiche italiane. Al centro di quello che ai tempi fu considerato uno schema presumibilmente illegale, anche la società Uniq Group Ltd di Mario Gennaro – ritenuto vicino al clan Tegano della ‘ndrangheta e poi divenuto collaboratore di giustizia – e la Betsolution4U Ltd e Teberal Ltd, entrambe riconducibili a Lagrotteria e formalmente legate alla GVM Holding Ltd, fiduciaria intestata a David Gonzi, figlio dell’ex Primo Ministro maltese Lawrence Gonzi.
Nel 2015, la Malta Gaming Authority sospese le licenze delle società coinvolte, ma ora la sentenza segna un netto cambio di rotta rispetto a quanto emerso in precedenza. Per il collegio reggino, «la ’ndrangheta non c’entra»: l’ipotesi di una struttura criminale che avrebbe riciclato milioni tramite piattaforme di gioco è stata, nella maggior parte dei casi, rigettata o caduta in prescrizione.
A essere condannati sono stati solo Antonino Alvaro (10 anni di reclusione) e Cristian Fortunato (7 anni), ritenuti colpevoli di associazione a delinquere di stampo mafioso. Per entrambi sono stati disposti anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e due anni di libertà vigilata, oltre al risarcimento dei danni in sede civile.
Molti altri imputati – tra cui Cosimo e Giancarlo Apice, Silvio Baione, Gaetano Cipolla, Marianna Nava, Francesco Ollio, Ubaldo Ruggeri e Francesco Sergi – sono stati assolti con formula piena o non processabili per intervenuta prescrizione, come nel caso di Giuseppe Marcianò, Vincenzo Giuliano, Francesco Giardino e Giovanni Maringolo.
(immagine di repertorio)
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