Dopo la condanna della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, Malta dice definitivamente addio al controverso programma dei “passaporti d’oro”. Il governo ha infatti annunciato l’avvio di una riforma della legge sulla cittadinanza che mira a rafforzare i criteri di merito e a rimuovere ogni traccia della cittadinanza “in vendita”.
Le modifiche al Maltese Citizenship Act (Cap. 188) sono state illustrate nei giorni scorsi dal ministro degli interni Byron Camilleri, nel corso di una conferenza stampa. Il nuovo impianto normativo è frutto, secondo il governo, di una “lunga consultazione” e di un’approvazione formale da parte del Consiglio dei ministri.
«Mentre ci adeguiamo alla sentenza europea, riaffermiamo il diritto sovrano di Malta di concedere la cittadinanza nel proprio interesse nazionale», si legge nel comunicato diffuso dal Ministero a cui Camilleri fa capo.
Con l’abolizione del programma, lo Stato insulare punta ora su un sistema basato esclusivamente sul merito, in risposta alla sentenza del Tribunale Ue che lo scorso aprile accusò Malta di commercializzare la concessione della cittadinanza di uno Stato membro e, per estensione, di quella dell’intera Unione, includendo quindi anche la libertà di movimento nell’area Schengen.
Il programma, lanciato dal governo laburista nel 2014, consentiva a facoltosi cittadini extracomunitari di ottenere la cittadinanza maltese, e con essa quella europea, attraverso investimenti immobiliari, donazioni e l’acquisto di obbligazioni, senza la necessità di una reale residenza o integrazione nel tessuto sociale dell’arcipelago.
Nel pronunciare la sentenza, la Corte europea ribadì che, sebbene la definizione dei criteri di cittadinanza spettino ai singoli Stati membri, questa deve avvenire nel rispetto delle norme UE, soprattutto laddove incida sui diritti derivanti dallo status di cittadino europeo.
Il nuovo approccio al tema proposto ora da Malta non è di certo una novità – la cittadinanza per merito era già prevista dal 2017, ricorda il Ministero – ma con questa riforma il governo intende ampliarne i criteri di accesso. Potranno candidarsi, ad esempio, filantropi, scienziati, ricercatori, imprenditori, sportivi e artisti, a patto che dimostrino di aver offerto (o poter offrire) un «contributo eccezionale e duraturo al Paese», con particolare attenzione alla creazione di valore aggiunto e di posti di lavoro.
Il processo di valutazione delle candidature rimane in capo a un’apposita commissione tecnica formata da esperti e incaricata di esaminare, tramite un rigoroso processo, «il valore aggiunto di cui Malta ha bisogno», ma il ministro competente manterrà un ampio margine di discrezionalità nella decisione finale. Una scelta che potrebbe suscitare critiche in termini di trasparenza e controllo.
Il governo, tuttavia, rivendica la piena legittimità della misura: «La Corte di Giustizia dell’UE – si legge nella nota ufficiale – ha confermato che la concessione della cittadinanza rimane una competenza esclusiva degli Stati membri». Tutti i riferimenti al precedente schema, inclusi gli agenti coinvolti nella vendita dei passaporti d’oro, sono stati rimossi dal nuovo assetto, sebbene la cittadinanza finora acquisita dai “paperoni” extracomunitari non verrà revocata. Secondo lo studio legale che ha partecipato alla stesura delle modifiche, la riforma è stata redatta in piena conformità con la sentenza della Corte UE del 29 aprile 2025.
(immagine di repertorio)
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