È una sentenza pesante quella pronunciata dalla Corte presieduta dal giudice Donatella Frendo Dimech nei confronti di Frank e Edward Schembri, padre e figlio, direttori della società Schembri Infrastructures Ltd, ritenuti colpevoli di aver trattenuto indebitamente stipendi dovuti a un lavoratore straniero gravemente infortunato sul posto di lavoro e di aver rilasciato false dichiarazioni alle autorità competenti.
L’operaio albanese Boiken Cela iniziò a lavorare per la suddetta società nel marzo 2020, senza aver ricevuto alcuna formazione. Pochi mesi dopo, l’11 maggio, un grave incidente sul cantiere lo portò al ricovero in ospedale. I medici lo informarono che, per sopravvivere, sarebbe stata necessaria l’amputazione di alcune dita della mano destra.
Mentre Cela combatteva in ospedale per riprendersi dalle ferite, scopriva suo malgrado che non risultava registrato ufficialmente come dipendente presso Jobsplus, l’ente locale per l’impiego, e dunque non aveva diritto ad alcun sostegno sociale o assicurazione sanitaria.
Il lavoratore ha testimoniato in aula di non aver ricevuto alcuna paga per oltre un anno, malgrado avesse continuato a figurare come dipendente in maniera ufficiosa. La somma lui dovuta ammontava a 17.051,37 euro, comprendente lo stipendio da maggio 2020 a maggio 2021, straordinari mai pagati, ferie maturate e non godute, indennità per giorni festivi e bonus annuali.
A peggiorare la situazione, è emerso che l’operaio lavorava oltre le 40 ore settimanali previste, per una paga oraria di soli 7 euro, e senza alcuna formazione o supervisione adeguata sul cantiere, come confermato anche dall’Autorità per la Salute e Sicurezza sui luoghi di Lavoro (OHSA) che in aula ha riassunto con una breve frase la politica della Schembri Infrastructures Ltd verso i suoi nuovi impiegati da formare: «Lavora e impara mentre lavora».
Lo sdegno della Corte: «Strumenti, non persone»
Nella sua sentenza, il magistrato Frendo Dimech ha duramente stigmatizzato l’atteggiamento della società:
«I direttori non hanno mostrato alcun rispetto per la dignità umana, trattando i lavoratori come semplici strumenti da sfruttare fino all’ultimo centesimo».
La Corte ha inoltre rilevato che i due imputati avevano presentato false dichiarazioni al Dipartimento delle Relazioni Industriali (DIER), prima negando l’impiego di Cela e poi cercando goffamente di modificare retroattivamente le condizioni contrattuali, sostenendo che il salario fosse di 5 euro l’ora.
Frank ed Edward Schembri sono stati condannati ciascuno al pagamento di una multa di 1.500 euro e a risarcire completamente la somma dovuta a Cela. Inoltre, la Corte ha disposto l’invio della sentenza al Commissario di Polizia per l’eventuale apertura di un’indagine su possibili reati di falsa testimonianza e dichiarazioni mendaci.
In sede di sentenza, il magistrato ha anche fatto sapere che Jobsplus aveva già individuato almeno altri sei lavoratori non registrati correttamente presso la stessa azienda, per i quali erano state emesse già in precedenza delle sanzioni amministrative.
La decisione del Tribunale è stata accolta come un importante segnale in difesa dei diritti dei lavoratori, soprattutto quelli più vulnerabili come i migranti, in balia di datori di lavoro senza scrupoli. Il caso sarà ora oggetto – si auspica – anche di indagini penali da parte della polizia.
(immagine di repertorio)
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