La Malta Women’s Lobby ha espresso pubblicamente il proprio sostegno incondizionato a Pearl Vella Haber, dopo la sua testimonianza su anni di abusi, violenze e minacce che ha dichiarato di aver subito dal fratello, Justin Haber, ex portiere della nazionale di calcio maltese e attuale consigliere comunale di Floriana per il Partito Laburista, recentemente condannato dal tribunale.
In una nota diffusa sabato, la Ong per i diritti delle donne ha lodato la forza dimostrata da Vella Haber per aver affrontato non solo il suo aggressore in aula, ma anche il giudizio dell’opinione pubblica e la cultura diffusa della stigmatizzazione delle vittime: «Scegliendo di parlare, ha mostrato un coraggio straordinario. La sua voce, a lungo soffocata dalla paura, dal diniego familiare e dalle aspettative sociali, rompe ora il silenzio dentro cui tante donne vivono ancora oggi».
L’organizzazione ha definito la sua testimonianza un esempio di come l’abuso possa celarsi anche all’interno delle famiglie e dietro volti noti e “insospettabili”. «L’abuso non è una questione privata e non può essere giustificato dallo status, dal carisma o dalla popolarità», si legge nel comunicato. «È tempo che la società ascolti senza giudicare e smetta di etichettare le donne coraggiose come “esagerate”».
L’intervento dell’organizzazione arriva dopo che Vella Haber ha condiviso pubblicamente la propria storia attraverso un post fiume sui social, in seguito alla condanna del fratello da parte del tribunale. Justin Haber è stato riconosciuto colpevole di averle inviato un messaggio vocale in cui diceva: «Se succede qualcosa a mamma per colpa tua, ti taglio la testa».
Nel suo racconto, Vella Haber ha ricostruito un quadro inquietante di violenze fisiche e psicologiche che dice di aver subito fin dall’infanzia. Ha descritto il fratello, «il mio più grande bullo», come un «violento narcisista da manuale» che «mi ha tormentato per tutta la vita», e ha ricordato un episodio del 2014 in cui sarebbe stata quasi strangolata per non avergli portato una bibita. Quando lo denunciò, ha raccontato, i suoi stessi genitori la allontanarono da casa: «Mia mamma mi chiese di ridarle le chiavi di casa. Dopo tutto quello che avevo passato, quella era la sua priorità. Quel momento mi distrugge ancora oggi».
Ha ammesso di aver inizialmente ritirato quella denuncia «per ragioni familiari», ma oggi spiega la sua scelta di non tacere più: «Quanto accaduto è uno schema che si ripete sin dall’infanzia mentre i miei genitori stavano a guardare e lo permettevano. È la verità. E io mi rifiuto di restare in silenzio».
Pearl Vella Haber dice di aver deciso di interrompere ogni contatto con la famiglia nel novembre 2024, per proteggere i suoi figli da dinamiche che a suo dire si stavano ripetendo: «Ho capito che stava accadendo la stessa cosa a loro. Era il momento di spezzare il ciclo».
Questo fino al gennaio di quest’anno con il messaggio vocale intimidatorio in cui il fratello minacciava di decapitarla. Lui ha dichiarato di aver agito in quel modo poiché si trovava in un periodo di «forte stress per le condizioni di salute di nostra madre», ma la sorella dà una versione diversa della storia. «Ora sta usando nostra madre, che sta bene ed è in buona salute, per conquistare il favore del pubblico. Si è ripresa dalla malattia molto tempo fa, non ha mai fatto chemioterapia» scrive sempre sui social Pearl Vella Haber, sottolineando che gli abusi ed i ricatti emotivi non devono essere tollerati in nessun caso.
La Malta Women’s Lobby ha concluso il proprio messaggio con un appello alle istituzioni e alla collettività: «Ogni volta che una donna parla, apre la strada ad altre. Non possiamo più permettere che il silenzio protegga chi abusa e che la vergogna gravi su chi trova il coraggio di denunciare. Pearl non deve essere lasciata sola così come per tutte le sopravvissute. Che quanto accaduto sia una chiamata all’azione».
(photo credits, da sinistra: Facebook e joshjdss, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons)
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