Papa Francesco ha tenuto il primo intervento ufficiale del suo viaggio apostolico a Malta. Come ci si aspettava i flussi migratori sono stati uno degli argomenti maggiormente affrontati, insieme a loro anche il tema della trasparenza e della lotta alla corruzione.
Dopo aver ringraziato il presidente Vella, le autorità e tutti gli attori coinvolti nella vita sociale e culturale, il Papa ha voluto sottolineare come l’ospitalità maltese sia una tradizione con radici lontane, in grado di arrivare sino ai racconti dell’apostolo Paolo.
Il pontefice è poi entrato nel vivo del suo discorso, paragonando Malta alla rosa dei venti del Mediterraneo, avente in ogni punto cardinale un fondamento della vita sociale e culturale.
Papa Francesco ha paragonato il nord all’Unione Europea, casa comune che ha come obiettivo il mantenimento della pace. Un punto di arrivo raggiungibile tramite l’unità e la coesione.
Sempre da nord, poi, arrivano i venti che sferzano le coste maltesi. E’ con la stessa forza, ha affermato il pontefice, che bisogna combattere illegalità e corruzione: «Malta va tenuta al sicuro dall’avidità rapace, dall’avarizia e dalla speculazione edilizia, che compromette non solo il paesaggio ma il futuro stesso».
L’ovest, all’interno dell’intervento papale, rappresenta le influenze a cui Malta è stata soggetta negli ultimi anni. “Uno splendido laboratorio di sviluppo organico”, questa l’immagine che Papa Francesco ha dipinto di Malta.
Le radici, ovviamente, non vanno strappate ma protette con la stessa attenzione con cui si abbracciano le novità.
Il Santo Padre è poi arrivato al sud, toccando il tema che tutti si aspettavano: da sud arrivano “i fratelli e le sorelle in cerca di speranza”. L’etimologia fenicia di Malta, ricorda il pontefice, è porto sicuro.
Il Papa si è detto perfettamente in grado di comprendere le paure e le insicurezze legate alla questione migratoria, sottolineando l’esigenza di affrontare il tema in un contesto più ampio di tempo e spazio: «il fenomeno migratorio non è una situazione temporanea, ma un segno dei nostri tempi. Porta con sé il peso dell’ingiustizia passata, dello sfruttamento. Dal sud povero e densamente popolato, un gran numero di persone si sta spostando verso il nord ricco: questo è un dato di fatto, e non può essere ignorato adottando un isolazionismo anacronistico, che non produrrà prosperità e integrazione. Dal punto di vista spaziale, la crescente emergenza migratoria – qui pensiamo ai profughi dell’Ucraina dilaniata dalla guerra – richiede una risposta ampia e condivisa. Alcuni Paesi non possono rispondere all’intero problema, mentre altri rimangono spettatori indifferenti. I Paesi civili non possono approvare per il proprio interesse sordidi accordi con criminali che schiavizzano altri esseri umani. Il Mediterraneo ha bisogno di corresponsabilità da parte dell’Europa, per diventare un nuovo teatro di solidarietà e non foriero di un tragico naufragio di civiltà».
L’ultimo punto cardinale, l’est, porta invece i venti di guerra. Venti che, ha ricordato il Papa, non pensavamo di provare più sulla pelle. È urgente restituire bellezza al volto di un’umanità segnata dalla guerra.
«Abbiamo bisogno di compassione e cura, non di visioni ideologiche e populiste alimentate da parole di odio e indifferenti per la vita concreta della gente, la gente comune.
È angosciante vedere come l’entusiasmo per la pace, emerso dopo la seconda guerra mondiale, sia svanito in questi ultimi decenni, così come il progresso della comunità internazionale, con pochi poteri che vanno avanti per conto proprio, cercando spazi e zone di influenza. In questo modo, non solo la pace, ma anche tante grandi questioni, come la lotta alla fame e alla disuguaglianza, non sono più nell’elenco delle principali agende politiche.
Ma la soluzione alla crisi di ciascuno è la cura per quelli di tutti, poiché i problemi globali trovano soluzioni globali. Aiutiamoci a vicenda a percepire il desiderio di ritmo delle persone. Lavoriamo per gettare le basi di un dialogo sempre più allargato. Torniamo a riunirci nelle conferenze internazionali di pace, dove il tema del disarmo avrà un posto centrale, dove il nostro pensiero si volgerà alle generazioni future! E dove gli enormi fondi che rimangono a essere destinati agli armamenti possono essere dirottati su sviluppo, assistenza sanitaria e nutrizione».
Papa Francesco ha infine chiuso il suo discorso benedicendo Malta e Gozo e firmando il libro d’oro: «Accolto come pellegrino a Malta, cuore del Mediterraneo, che palpita di “rara umanità”, invoco da Dio saggezza e misericordia per chi governa, unità e pace per la popolazione e per il mondo intero».