La proposta del governo di modificare il sistema delle inchieste della magistratura, riducendo o eliminando il diritto dei cittadini di richiederle, ha suscitato forti critiche da parte di Repubblika. La Ong anticorruzione accusa il Primo Ministro Robert Abela di condurre una «campagna di disinformazione» per convincere l’opinione pubblica che tale riforma sia necessaria per il bene collettivo, quando in realtà rischia di compromettere diritti fondamentali e di tutelare interessi personali e politici.
In un comunicato ufficiale, Repubblika sottolinea che la riforma proposta non solo non tiene conto delle necessità di consultazione pubblica, ma rappresenta anche un grave pericolo per la trasparenza e l’indipendenza del percorso verso la giustizia. L’organizzazione chiede che ogni modifica al sistema giudiziario venga discussa apertamente, coinvolgendo cittadini, vittime di reati, esperti legali e magistrati per evitare che decisioni affrettate o unilaterali ledano i diritti dei maltesi.
Obiezioni anche sulla «palese bugia» del Premier che, le scorse settimane, giustificò la necessità di riformare il sistema affermando che alcune richieste erano state strumentalizzate, portando persone innocenti ad affrontare “inutili calvari giudiziari”. Per Repubblika, si tratta di affermazioni infondate dato che l’attuale sistema prevede che l’apertura di un fascicolo sia comunque una decisione autonoma del magistrato, non del cittadino che ne fa richiesta «visto che la polizia non ha fatto nulla». Inoltre, il potere di portare avanti un procedimento spetta esclusivamente all’Avvocato Generale, il quale dispone di ampia autonomia per decidere se procedere o meno, non ai cittadini.
Un’altra stoccata al Premier e alle sue «giustificazioni fuorvianti» riguarda le dichiarazioni da lui rilasciate in merito all’elevato costo delle inchieste, nello specifico quella legata all’affaire governo e Vitals/Steward, costata 11 milioni di euro. Per Abela, quei fondi avrebbero potuto essere destinati a progetti pubblici come delle nuove scuole, mentre la Ong ha sottolineato che la corruzione legata all’accordo-truffa per la privatizzazione degli ospedali pubblici è costata al Paese oltre 400 milioni di euro. Con quei soldi, «molte nuove scuole sarebbero state costruite se i ministri e i funzionari pubblici non fossero stati corrotti», tuona l’organizzazione.
Repubblika critica duramente anche le affermazioni del Primo Ministro secondo cui chi richiede avvio di inchieste dovrebbe fornire maggiori prove per giustificare la loro apertura. Questo, secondo l’Ong, rappresenta una «assurdità», un attacco volto a distruggere il diritto dei cittadini di contribuire alla lotta contro la corruzione. Raccogliere le prove di un possibile reato – aggiunge – è un compito delle autorità investigative, non dei cittadini, e imporre ulteriori oneri a chi denuncia possibili violazioni sarebbe un ostacolo alla giustizia.
Infine, Abela è accusato di cercare di «screditare le indagini collegate ai grandi scandali», come quello della Vitals Global Healthcare, e di esercitare indebite pressioni sulla magistratura con dichiarazioni pubbliche che potrebbero pregiudicare i procedimenti giudiziari in corso. L’Ong ritiene che simili atteggiamenti minino l’indipendenza del sistema giudiziario e rappresentino un pericolo per lo stato di diritto.
Rivolgendo un appello al governo, Repubblika chiede la pubblicazione di un Libro Bianco e l’avvio di una consultazione pubblica effettiva per discutere le riforme proposte, nel rispetto della democrazia e dei diritti dei cittadini. «Malta ha già risorse limitate per combattere la corruzione, e il governo non dovrebbe introdurre misure che ne indeboliscano ulteriormente l’efficacia» conclude la Ong.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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