Un tribunale italiano ha condannato Bank of Valletta a sborsare 371 milioni di euro, comprensivi di interessi e spese legali, per le ingenti perdite subite dagli obbligazionisti Deiulemar, la compagnia marittima rovinosamente fallita nel 2012.
Le indagini, portate avanti nel 2014, hanno condotto all’arresto per frode di sette azionisti della società, con successive condanne fino a 17 anni per un buco di circa 800 milioni di euro. I liquidatori della compagnia, insieme a 13.000 titolari delle obbligazioni che hanno visto sfumare i risparmi di una vita, hanno fatto istanza al tribunale di Torre Annunziata contro l’istituto di credito maltese.
La banca si trova a rispondere di un risarcimento da capogiro perché avrebbe permesso ai proprietari di Deiulemar di creare, nel 2009, tre fondi fiduciari (Capital Trust, Trust Gaino e Trust Gilda) dove dirottare l’enorme cifra di 363 milioni di euro che si trovava sul conto corrente della ditta, fallita poi nel 2012.
Con il procedimento portato a termine dalla procura di Torre Annunziata, BOV è stata quindi invitata a versare un importo equivalente al valore delle azioni Deiulemar che erano state regolate proprio attraverso quei fondi. Attraverso un comunicato divulgato martedì, Bank of Valletta ha contestato in toto l’importo relativo al risarcimento richiesto dai PM italiani, affermando che le azioni depositate sono state ritenute prive di valore a seguito del fallimento del Gruppo Deiulemar.
BOV ha affermato che presenterà immediatamente ricorso, dichiarando che «desidera assicurare al mercato che, nel frattempo, la banca è ben capitalizzata e che le sue operazioni non saranno influenzate negativamente da questa decisione».
Nel 2018, il contenzioso aveva già portato Bank of Valletta a subire un maxisequestro conservativo per ben oltre 363 milioni di euro e, per questo, l’istituto di credito ha fatto sapere che, nonostante la sentenza, non è intenzionata ad emettere alcun pagamento.
La faccenda si era poi protratta fino allo scorso anno, quando la banca aveva tentato di chiudere la questione in via extragiudiziale, offrendo 50 milioni di euro per le obbligazioni della compagnia di navigazione. Tentativo andato a vuoto in quanto respinto su tutta la linea.
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