Nella rubrica di oggi, a cura dell’Avv. Fabrizio Speranza, affronteremo alcune delle problematiche in cui possono incorrere i nomadi digitali, ovvero quelle figure professionali che lavorano da remoto in giro per il mondo, senza operare in un luogo prestabilito. Una pratica che ha preso sempre più piede in seguito all’emergenza sanitaria, grazie all’estensione dello smart working.
“Sono un cittadino italiano definibile “nomade digitale” in quanto, come consulente informatico freelance, il mio lavoro si svolge principalmente online spostandomi frequentemente da un Paese all’altro – Malta inclusa – ove risiedo in questo ultimo periodo. Nonostante non sia più in Italia da tempo, ho ricevuto un avviso di accertamento dall’Agenzia delle Entrate, cosa che mia ha lasciato molto stupito. Mi può dare qualche indicazione in merito?”
Gentile lettore, cercherò di darle qualche indicazione di massima in merito, ma con la riserva di una attenta analisi che richiede sempre ogni specifica posizione.
Innanzitutto, sfatiamo un mito: lavorare online e girare da un Paese all’altro non mette al riparo dall’essere soggetto a tassazione. La propria posizione fiscale va infatti gestita sempre con la dovuta diligenza e – mi perdoni – se ha ricevuto tale avviso, con buona probabilità questo non è avvenuto.
Ognuno può decidere liberamente dove stabilirsi, magari anche al fine di ottenere una posizione fiscale più vantaggiosa rispetto alla precedente, ma ponendo sempre una certa attenzione all’eventuale permanenza di obblighi nei confronti dello Stato di origine, e valutando in anticipo i principi di base della fiscalità internazionale ed i relativi criteri di collegamento che determinano in seguito la propria residenza fiscale.
Nel nostro caso l’iscrizione all’AIRE (anagrafe degli italiani residenti all’estero) insieme al trasferimento effettivo per il periodo minimo prescritto sia del domicilio (centro dei propri interessi e sede principale dei propri affari) che della residenza (dimora abituale) all’estero, sono i presupposti basici, ma solo iniziali, per poter dire di aver tagliato i ponti con la propria residenza originaria.
Tale condizione risulta infatti poi deficitaria se successivamente non si sia comunque creata una reale, diversa, valida ed alternativa stabile residenza, in sostituzione della precedente, da comunicare come richiesto dalla legge e tale quindi da rendere disponibile ogni elemento necessario al fine di potersi difendere adeguatamente in caso di accertamento. E qui può a volte sorgere il problema.
Assumere tale condizione non sempre risulta infatti di facile gestione per un nomade digitale, proprio per il fatto stesso di essere in costante movimento e non disponendo quindi di un punto di riferimento che consenta di presentare i requisiti ordinariamente richiesti. Ma la necessità comunque rimane, visto che è su questi dati che ogni Paese verifica la posizione fiscale dei soggetti interessati anche sulla base delle segnalazioni ricevute dagli intermediari bancari ed inviate da questi in base allo scambio di informazioni fiscali a livello internazionale (Common Reporting Standard, Direttive UE, FACTA), al Paese della residenza fiscale di riferimento, con le conseguenze del caso. Senza citare poi tutta una serie di ulteriori problemi che spesso ci si trova ad affrontare quali ad esempio ottenere diritto all’assistenza sanitaria, fatturare, rinnovare documenti o gestire rapporti con gli istituti finanziari.
Il consiglio che posso dare è quello di informarsi nella giurisdizione di interesse presso professionisti qualificati in modo da poter provvedere adeguatamente alla gestione della propria posizione fiscale, semplificandosi così l’esistenza ed evitando di incorrere, tra l’altro, in eventuali pesanti sanzioni anche a distanza di tempo.
Da segnalare che, oltre alla tradizionale ed ordinaria pratica di residenza, sono stati attivati in diversi Paesi europei programmi specifici per i nomadi digitali, pur ognuno con le proprie peculiarità, a cui si deve prestare molta attenzione poiché non tutti risolvono infatti ogni necessario aspetto di interesse. Per quanto riguarda Malta, si può tranquillamente affermare che, in tale settore, il sistema fiscale locale offre interessanti opzioni che le suggerisco di esplorare, sempre con il necessario supporto professionale, e che ritengo possano fornire valide soluzioni al suo problema.
Per approfondire potete scrivere una mail a [email protected]