Con il 94% della popolazione completamente vaccinata, l’arcipelago maltese si classifica come uno degli Stati europei definiti più “sicuri” dal Centro europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie; un tasso indubbiamente molto alto rispetto anche al 76% raggiunto dall’Italia.
In seguito al boom di contagi (poi rientrato) registrato la scorsa estate nello Stato insulare, dovuto principalmente alla rapida diffusione che il coronavirus ha avuto tra ragazzi giunti a Malta da tutta Europa per imparare l’inglese, la Regione Sicilia ha deciso di mettere in atto delle misure più restrittive per tutte le persone provenienti da Malta. Restrizioni che, però, nonostante i dati più che incoraggianti tuttora registrati sull’arcipelago maltese, continuano ad essere ancora valide.
Queste disposizioni possono non essere “limitative” per chi effettua spostamenti sporadici, ma la stessa cosa sembra non valere per chi, per lavoro – ad esempio – è obbligato a fare frequentemente la spola tra la Sicilia e l’arcipelago maltese. Ed è il caso di molti italiani che qui, magari, sono venuti per lavoro, ma che come spesso capita, hanno lasciato i propri affetti in terra siciliana.
A porre l’attenzione sulla problematica è un lettore che ha contattato il Corriere di Malta per raccontare la propria esperienza, sperando che la voce di un singolo, unita a tante altre, possa fare eco e dare risonanza ad una concreta quanto condivisibile problematica.
«Mi chiamo Lorenzo Cocilovo, nato a Mistretta (Messina) e da due anni vivo e lavoro a Malta come manager in una società di costruzioni.
Vorrei portare all’attenzione di tutti una questione riguardante le misure di contenimento messe in atto per contrastare la pandemia da COVID-19 e, più in particolare, quelle che intercorrono tra Sicilia e Malta.
Come ben saprete, attualmente è ancora in vigore l’ordinanza n.77 del 14 Luglio 2021 emessa dal Presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci, che, oltre al dPLF (documento di locazione dei passeggeri) ed al Green Pass, per chi proviene da Malta e da altri Stati, richiede anche un tampone con esito negativo.
Questo avviene solo per la Sicilia, infatti da Malta si può viaggiare nel resto d’Italia presentando “solo” Green Pass e dPLF, ma gli stessi documenti non bastano – come dicevo – per la Sicilia.
Ritengo che questa situazione stia creando disagi, costi e perdite di tempo per imprenditori e lavoratori che, come me, spesso vogliono tornare a casa, anche solo per un paio di giorni per andare a trovare i loro familiari.
Ovviamente io sono vaccinato e riesco a muovermi sempre per lavoro abbastanza bene in tutti gli Stati dell’Unione Europea, tranne che in Sicilia.
Tenuto conto che la situazione epidemiologica fortunatamente è nettamente migliorata, e Malta è il primo stato in Europa per percentuale di popolazione vaccinata, non pensate sia il caso di sollecitare il Presidente Musumeci a rivedere l’ordinanza di cui sopra in modo che la Sicilia si adegui alle norme in vigore nel resto d’Italia e consenta ai propri cittadini di muoversi e viaggiare, il più delle volte per “bisogno”, più liberamente?
Anche dal punto di vista turistico questa situazione sta creando danni soprattutto alla Sicilia; infatti, i cittadini maltesi, per evitare di fare il tampone, spesso preferiscono andare a fare le loro vacanze altrove anzichè recarsi nella vicina Sicilia».
Il Corriere di Malta rimane a disposizione di tutti coloro che volessero condividere la propria esperienza e delle Autorità siciliane qualora volessero dare seguito a questa segnalazione, contattando la redazione all’indirizzo email [email protected]