Il Regno Unito no, i Paesi Bassi e la Danimarca si.
I numeri più che rassicuranti di Malta sulla diffusione del COVID-19 non tranquillizzano tutti.
Partiamo da un “no” che rischia di provocare effetti negativi sulla stagione turistica.
Le speranze di Malta di entrare nella lista verde del Regno Unito si sono allontanate.
Il primo ministro britannico Boris Johnson ha affermato che è improbabile che l’elenco dei Paesi considerati non a rischio si allunghi nei prossimi giorni.
La prudenza è dovuta alla preoccupazione per il dilagare della variante indiana del Coronavirus.
Dunque, se un turista britannico sbarca a Malta, una volta tornato in patria sarà obbligato a sottoporsi a una “quarantena” di dieci giorni.
Una condizione, questa, che potrebbe convincere molti viaggiatori a rinunciare alle vacanze sull’arcipelago.
«Manterremo un regime molto, molto duro per il prossimo futuro», ha spiegato Johnson.
Inevitabile una ricaduta sulla stagione estiva oramai alle porte: nel 2019, Malta ha ospitato 650.000 cittadini del Regno Unito, circa 260.000 in più di quelli accolti dal secondo mercato turistico del paese, l’Italia.
Ma se il Regno Unito è severo, ci sono altri due Paesi che invece hanno dato il via libera.
La Danimarca ha annunciato che ci si potrà recare a Malta senza essere obbligati ad alcun periodo di isolamento al ritorno a casa.
Stessa scelta dei Paesi Bassi, per i quali Malta non è più un’area ad alto rischio COVID: non sarà più necessario mettersi in quarantena una volta rientrati in patria.
Questa è da considerare una buona notizia perché il mercato olandese è cruciale per attrarre un turismo di alta qualità.
Soddisfatto il ministro del Turismo, Clayton Bartolo:
«La strategia del governo maltese di una forte diffusione della vaccinazione, accompagnata da misure restrittive volte ad essere allentate in modo graduale, sono gli ingredienti principali alla base di questa notizia eccezionale».
Dalla settimana scorsa anche la Germania considera Malta un’area non più a rischio COVID-19.