Diciassette morti in sette mesi, sei solo negli ultimi giorni. Le strade maltesi continuano a mietere vittime in quello che la Ong Rota definisce senza mezzi termini «un’emergenza nazionale» dettata da un «fallimento sistemico». Tra le righe di un comunicato, il gruppo per la mobilità sostenibile accusa lo Stato di favorire una «cultura dell’impunità», fondata su infrastrutture mal concepite, controlli insufficienti e mancanza di volontà politica.
«Le nostre strade sono progettate per essere pericolose, fonte costante di paura e pericolo per gli abitanti» accusa Rota, denunciando come i progetti infrastrutturali degli ultimi anni abbiano continuato a dare priorità al traffico veicolare anziché alla sicurezza di ogni utente della strada. «Non possiamo più trattare le vittime sulla strada come eventi isolati o inevitabili: sono il risultato di un fallimento sistemico».
Secondo l’organizzazione, Malta si avvia a superare anche il tragico record del 2022, anno in cui si registrarono 26 morti sulle strade, ed il bilancio del 2025, con diciassette vittime accertate finora, ha già superato i dati del 2023 e 2024. Sotto accusa la progettazione stessa della rete viaria, definita «intrinsecamente pericolosa» con esempi come la Coast Road o Triq tal-Balal, dove ciclisti e pedoni condividono la carreggiata con veicoli che raggiungono gli 80 km/h, senza alcuna separazione adeguata. A tal-Balal, «i bambini attendono l’autobus su marciapiedi inesistenti».
A pesare, inoltre, il fatto che la polizia locale disponga di appena 18 dispositivi per effettuare l’alcoltest, un numero giudicato del tutto inadeguato rispetto alla gravità della situazione, visto che «la sicurezza stradale non si ottiene con slogan, ma con mezzi adeguati, controlli costanti e leggi severe».
Tra le proposte avanzate figurano l’introduzione delle zone con limite a 30 km/h in tutte le aree urbane, il potenziamento dei controlli mobili e degli etilometri, sanzioni più severe per chi mette a rischio la vita altrui, e l’installazione di sistemi Tutor per il rilevamento della velocità media, ritenuti più efficaci dei tradizionali autovelox a postazione fissa.
Oltre agli interventi infrastrutturali, Rota invoca anche una riforma giuridica, a partire dall’introduzione della responsabilità presunta in caso di incidente con utenti cosiddetti vulnerabili (pedoni e ciclisti), principio già adottato da numerosi Paesi UE. Si chiede inoltre l’inasprimento delle pene per automobilisti responsabili di lesioni gravi o mortali. «La mancanza di leggi e meccanismi di controllo rigorosi – spiega l’Ong – ha creato una cultura dell’impunità sulle strade maltesi, dove gli automobilisti si sentono liberi di adottare comportamenti pericolosi senza temere conseguenze».
Nel mirino anche il Road Safety Council, l’organismo statale incaricato di proporre strategie per la sicurezza stradale, accusato di totale immobilismo. «Il silenzio di fronte a questo numero di vittime è assordante. Il Consiglio deve rendere pubbliche le sue azioni, le sue responsabilità o la sua mancata azione».
Per sostenere la campagna, la Ong ha pubblicato sul proprio sito una mappa interattiva che imprime ogni incidente stradale registrato dagli anni Duemila a oggi. È stato inoltre lanciato un “muro della memoria” digitale, per rendere omaggio alle numerose vittime della strada, perchè «non sono numeri su un foglio Excel. Sono persone, famiglie distrutte, sogni interrotti».
(photo credits: Rota)
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