Siamo alle solite, la potente lobby dei costruttori Malta Development Association (MDA) dice “no” al progetto di edilizia popolare presentato dal segretario permanente del Ministero per gli alloggi sociali e accessibili e dalla Foundation for Affordable Accommodation (FAH).
I prezzi degli affitti a Malta si sono triplicati negli ultimi 10 anni, rendendo impossibile poter affittare una casa anche a chi ha un buon lavoro. Chi invece vuole comprare una casa accendendo un mutuo si trova comunque alle prese con prezzi folli. Il progetto del governo maltese nasce proprio per aiutare chi vorrebbe comprare una casa, mettendo a disposizione circa 260 appartamenti su terreni pubblici ad un prezzo del 30% inferiore a quello di mercato.
Si tratta di ben 11.000 Mq distribuiti in quattro località (Fgura, St. Julian’s, Kirkop e Marsascala), originariamente ceduti dalla Curia arcivescovile al governo nel 1991 in base a un trattato che stabiliva che sarebbero stati utilizzati «per soddisfare le esigenze sociali più urgenti del Paese, come l’edilizia popolare». Un lascito che fa indubbiamente onore alla Chiesa maltese.
Ecco in dettaglio i siti donati dalla Chiesa maltese e il numero di appartamenti che dovrebbero essere realizzati:
- Kirkop (55 residenze)
- Fgura (117 residenze)
- St. Julian’s nella zona di Ta’ Giorni (79 residenze)
- Marsascala (9 residenze)
I terreni comprendono 1.970 metri quadrati a Kirkop, 4.200 metri quadrati a Fgura, 4.800 metri quadrati a St. Julian’s e 337 metri quadrati a Marsascala.
Termini del progetto
A questo progetto di edilizia popolare del governo maltese potranno accedervi i single che hanno un reddito lordo annuo fino a 33.000 euro, e le coppie fino a 38.000 euro. Tale programma è rivolto al 15% dei cittadini maltesi che non possiedono una casa, e che non riescono con il loro stipendio ad affittare una casa a causa di prezzi ormai alle stelle.
Inizialmente gli acquirenti riceveranno la proprietà in modalità temporanea tramite enfiteusi per 65 anni, pagando una tariffa conveniente più un piccolo canone annuo alla FAH. Passati 20 anni, gli acquirenti potranno ottenerla in maniera permanente pagando un importo aggiuntivo basato su una formula stabilita.
Gli immobili non potranno essere affittati e l’enfiteusi non potrà essere riscattata da appaltatori privati, ma solo dagli utenti finali. Si prevede che le prime case saranno disponibili per l’acquisto entro l’inizio del 2027. Tutti i ricavi generati dalla FAH da questa iniziativa saranno reinvestiti direttamente in futuri progetti di edilizia popolare.
Il “no” della Malta Development Association
La potente lobby dei costruttori maltesi però non ci sta, poiché a suo dire i soggetti che potrebbero beneficiare di questa iniziativa sono ben lontani dall’essere considerati poveri, dato che il minimum wage a Malta si assesta a 221,78 euro a settimana (Wow! ndr).
Siamo alle comiche, visto che i 33.000 euro per i single sono in realtà 25.000 euro netti all’anno, ovvero poco più di 2.000 euro al mese e, tenendo conto che per un affitto medio serve mezzo stipendio, si può facilmente intuire che tali soggetti siano molto distanti dall’essere considerati “ricchi”. La verità è che queste persone altro non sono che la clientela tipo dei “palazzinari” della Malta Development Association, che con questo progetto vedrebbero la loro gallina dalle uova d’oro deporne meno.
Il sostegno delle Ong
L’Ong Solidarjetà e Moviment Graffitti appoggiano e difendono a spada tratta questo progetto, sostenendo che «Sfida l’attuale modello economico che ha reso gli alloggi a Malta inaccessibili a così tante persone», ed accusano gli sviluppatori di opporsi all’iniziativa non a causa di difetti reali, «ma perché minaccia lo status quo dell’acquisto per locazione che dà priorità al profitto rispetto alle persone».
La stessa Camera di Malta per le Piccole e Medie Imprese, che all’inizio aveva espresso qualche dubbio sulla trasparenza del progetto, ha cambiato idea dopo le rassicurazioni dei funzionari del governo. Un’altra accusa dell’associazione riguarda presunti aiuti di Stato illeciti, sostenendo che il governo sta creando un vantaggio competitivo sleale fornendo terreni gratuiti a imprese edili da loro selezionate.
L’MDA calcola che, poiché il terreno rappresenta in genere circa il 60% dei costi totali di sviluppo, i costruttori selezionati godranno di “margini di profitto sostanziali” anche vendendo le proprietà con lo sconto obbligatorio del 30%.
La lobby ha però dimenticato che per il progetto sono previste gare d’appalto per selezionare gli sviluppatori, tramite bandi competitivi per i contratti di progettazione e costruzione. Non contenta delle sue dichiarazioni, MDA non ha alcuna intenzione di mollare l’osso, tanto da riservarsi il diritto di intraprendere azioni sia nelle sedi locali che a livello europeo.
L’associazione, infatti, chiede l’immediata sospensione del programma e di tutti i relativi inviti a manifestare interesse. Inoltre, non si esime persino delle minacce, ritenendo la Foundation for Affordable Accommodation e il Ministry for Social and Affordable «responsabili di valutare attentamente le conseguenze, ponendo al contempo gli stessi protestanti in culpa, dolo et mora a tutti gli effetti di legge».
(Fonte: newsbook.com; Immagine di archivio)
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