Il complesso di White Rocks, una vasta area costiera abbandonata di circa 450.000 metri quadrati tra Pembroke e Bahar ic-Caghaq, sarà trasformato in un grande parco nazionale aperto alle famiglie. Lo ha annunciato mercoledì in Parlamento il Primo Ministro Robert Abela durante il discorso sulla nuova legge di bilancio, comunicando la cancellazione “immediata” dell’appalto pubblico che avrebbe dovuto portare alla riqualificazione dei terreni demaniali tramite un progetto di sviluppo affidato a privati.
L’area, inutilizzata da decenni e al centro nel tempo di proposte immobiliari, piani turistici e trattative rimaste nel limbo, sarà dunque riconvertita in uno spazio verde a beneficio dei cittadini. Contestualmente, il governo ha confermato anche l’intenzione di trasformare Manoel Island in un parco nazionale. La decisione ha suscitato reazioni generalmente positive, ma non prive di sfumature politiche.
La Malta Development Association (MDA) ha accolto la scelta definendola «un passo positivo per restituire un’area abbandonata alla comunità». La lobby dei costruttori ha sottolineato come la destinazione d’uso del sito rispecchi «la priorità di destinare il suolo pubblico a progetti che migliorino la qualità della vita e creino spazi aperti», invitando il governo a sviluppare il progetto attraverso collaborazioni tra settore pubblico e privato, così da garantire standard elevati di manutenzione e gestione nel tempo. Con questo approccio, secondo l’associazione, «la riqualificazione di White Rocks in parco pubblico potrebbe fungere da modello per il recupero di proprietà statali in disuso attraverso partnership ben strutturate».
Diverso, pur nel sostegno di fondo, il tono della Ong Moviment Graffitti, che ha definito la decisione «un passo significativo e positivo per Malta e i maltesi», ricordando di essersi opposta negli anni alla privatizzazione dell’area e di aver promosso, insieme all’Università di Malta, idee di riuso comunitario.
Tuttavia, ha avvertito che il nuovo parco non può diventare una “foglia di fico” per nascondere le recenti riforme legislative in materia di pianificazione urbanistica, considerate dagli ambientalisti «una minaccia per la vivibilità dei centri urbani che verrebbero inghiottiti dal cemento». Da qui il richiamo al governo a ritirare i provvedimenti contestati (i noti disegni di legge 143 e 144), sostenendo che «i parchi non possono sostituire l’ambiente sano in cui viviamo».
White Rocks è stato per anni simbolo di occasioni mancate e speculazioni annunciate. Ex complesso turistico costruito negli anni Sessanta dalle forze britanniche che lì vi facevano alloggiare i militari, fu successivamente dismesso dopo la conquista dell’indipendenza dell’arcipelago e, dal 1995 in avanti, è stato al centro di vari piani di sviluppo, tra resort di lusso, villaggi turistici e complessi residenziali privati. Nessuno di questi ha mai superato l’ultima fase dell’iter di approvazione.
La scelta del governo segna, quindi, una rottura netta con il modello finora adottato di cessione di terreni demaniali ad investitori privati, finiti quasi sempre per essere cementificati, proponendo invece una restituzione totale dell’area alla cittadinanza e la conversione in un tanto ambito polmone verde.
(photo credits: Frank Vincentz, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons)
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