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Una partnership italo-maltese per una gestione anti-Covid degli eventi

L'Università di Salerno e una società maltese insieme per produrre una app per il crowd management

di Giampiero Moncada
20 Agosto 2020
in News
Tempo di lettura:4 mins read
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Arriva dall’Italia la soluzione per scongiurare il blocco di tutti gli eventi a Malta. Una app che sarà utile al turismo anche dopo l’emergenza covid: previsti 4 milioni di download in quattro anni. Previsioni ottimistiche perché non vengono condivise le informazioni rilevate dallo smartphone.

Alla vigilia di Ferragosto hanno saputo che l’agenzia governativa Malta Enterprise ha concesso il finanziamento al loro progetto, con il quale si potranno ridurre i rischi di contagio nei luoghi in cui si creano assembramenti. Un problema, questo, vissuto qui in maniera drammatica, tanto da avere provocato una settimana di sciopero dei medici maltesi che avevano chiesto di vietare tutti gli eventi e le occasioni in cui non si riesce a controllare l’afflusso.

La Metering Research, spin off dell’Università di Salerno, e la Beat, società maltese con esperienza nella diffusione delle tecnologie digitali, sono già al lavoro per riuscire a essere operativi con questa nuova tecnologia entro poche settimane.

“Il nostro primo obiettivo è proprio il crowd management, ovvero la gestione delle folle” spiega Antonio Pietrosanto, docente di Misure elettroniche e ceo di Metering research, “calcolando in tempo reale quante persone si trovano all’interno di un determinato perimetro, per esempio una discoteca ma anche una piazza o una spiaggia, e si può rilevare anche se le persone mantengono la distanza di sicurezza interpersonale o, invece, si concentrano in qualche punto particolare. Un metodo molto diverso da quello delle varie app utilizzate negli altri Paesi, compresa l’Italia, che fanno, invece, il cosiddetto contact tracing, cioè seguono gli spostamenti di ogni singolo utente”.

Alla base di questo sistema c’è una tecnologia nata già da qualche anno ma che non si è ancora diffusa molto: i beacon. Sono dei sensori in grado di rilevare la presenza di uno smartphone dotato di bluetooth, quindi tutti quelli prodotti negli ultimi tre o quattro anni, e anche di dialogare con essi inviando messaggi a chi ha installato un’app creata appositamente. Questi beacon sono poco costosi e consumano pochissima energia e sono in grado di avvisare se in un posto ci sono più persone di quanto stabilito dalle norme di sicurezza. A Malta, dove il turismo si basa su spettacoli, concerti, convegni e altre occasioni dove è difficilissimo contenere gli afflussi, questa tecnologia potrebbe scongiurare il rischio di un blocco delle attività più significative per l’economia locale.

“Evitare un nuovo lockdown degli eventi, significherebbe salvare 14mila posti di lavoro” dice David Galea, ceo di Beat, “ma gli obiettivi vanno oltre il Corona virus. Quando sarà finita, come speriamo tutti, questa emergenza, la rete di beacon installati e di app che turisti e cittadini maltesi avranno installato sul proprio smartphone potranno servire a gestire gli afflussi in modo molto diverso e perfino con obiettivi opposti. Per esempio, chi vuole andare in discoteca potrà scegliere quella nella quale c’è più gente, una volta che l’incubo dei contagi sarà un brutto ricordo. Ma con questa app si potrà sapere se c’è posto al ristorante dove pensiamo di andare a cenare o sull’autobus che stiamo aspettando. Secondo i nostri piani, dovremmo raggiungere i 4 milioni di download in quattro anni”.

Ma cosa lega Malta a Salerno? E per quale motivo dovrebbe avere più successo dell’app che il Governo italiano ha cercato, finora senza successo, di fare installare ai propri cittadini?

Al primo quesito risponde il rettore dell’università campana, Vincenzo Loia.

“Questo è il primo progetto che si concretizza dopo l’accordo siglato tra la nostra università e Malta Enterprise all’inizio di quest’anno. Già prima dell’emergenza covid questo progetto era tra i 10 ammessi alla valutazione per il finanziamento statale. E adesso siamo pronti a creare partnership con altre aziende che potranno trasformarlo in un vero progetto d’impresa, economicamente sostenibile”.

Nei due campus universitari di Salerno, sono nate e hanno sede una quarantina di spin off e start up. Tutte imprese innovative che hanno bisogno di un contesto favorevole a trasformare l’innovazione in business. Un contesto, dice Loia, che abbia le caratteristiche di Malta, dove “il modello di trasferimento dell’innovazione è più evoluto, rispetto allo scenario europeo”. Detta in altre parole: se un’innovazione tecnologica può trasformarsi in business, a Malta sono più rapidi a cogliere l’opportunità e a trovare imprenditori e capitali che la sostengano.

“A differenza dell’app adottata dalle autorità italiane, la nostra non suscita le diffidenze che molti hanno nei confronti del tracing, il tracciamento” dice Pietrosanto “anche se questa è una funzione che, in futuro, potrebbe essere implementata. Ma, in ogni caso, le informazioni del singolo utente non potranno mai essere trasferite dallo smartphone ai nostri server. Nel caso che ci venisse richiesta la funzione di contact tracing, ogni smartphone terrebbe traccia nella propria memoria degli identificativi anonimi degli altri smartphone con i quali è venuto in contatto negli ultimi 15 giorni. E solo nel caso il proprietario di uno di questi, venendo a sapere di essere positivo al virus, volontariamente volesse inserire questa informazione nella sua app, allora gli altri saprebbero di avere avuto un incontro con una persona positiva ma senza sapere nient’altro: né il nome né dove è avvenuto l’incontro. E, comunque, per adesso l’app si presenta solo come un modo per evitare i posti nei quali l’eccessivo affollamento aumenta il rischio di contagi. Una funzione che siamo sicuri i turisti apprezzeranno moltissimo”.

Tags: BeatcoronavirusMalta EnterpriseUniversità di Salerno
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