Un altro duro colpo per Malta arriva direttamente dall’Unione Europea, dopo il compatto schieramento degli eurodeputati, che martedì hanno votato per dire basta al controverso schema per la vendita dei passaporti e all’acquisto di “visti d’oro”, che offrono benefici di soggiorno nel Paese in cambio di un ingente contributo economico, a cui solitamente hanno accesso solo ricchi investitori, con tutti i problemi che ne conseguono rispetto al tracciamento sulla provenienza dei fondi.
«I “passaporti d’oro” sono discutibili dal punto di vista etico, giuridico ed economico e pongono diversi gravi rischi per la sicurezza. I “visti d’oro”, invece, devono essere regolamentati e dovrebbero essere imposti dall’UE» si legge nel comunicato divulgato da Bruxelles.
La Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha approvato una bozza del testo legislativo che stabilisce una serie di misure per affrontare i problemi legati ai “regimi di cittadinanza e residenza tramite investimenti”, ottenendo 61 voti a favore, 3 contrari e 5 astensioni.
I deputati hanno sottolineato che gli schemi di “cittadinanza per investimento” (CBI), attraverso i quali i cittadini di Paesi terzi possono ottenere diritti di cittadinanza in cambio di un cospicuo esborso economico, «minano l’essenza della cittadinanza europea e dovrebbero essere gradualmente eliminati».
«Essere cittadini o residenti dell’UE è al centro di ciò che l’Unione incarna: libertà e diritti. La cittadinanza è un diritto, non una merce da comprare e vendere. I governi degli Stati membri vendono ciò che non è loro, sfruttando la reputazione dell’UE per il profitto. Il loro cinico business sta mettendo in pericolo la nostra sicurezza comune» ha affermato la relatrice, Sophia in ‘t Veld.
Il documento prevede la riscossione di “una percentuale significativa” sugli investimenti effettuati, che continuerebbe mentre lo schema per la vendita dei passaporti viene gradualmente eliminato.
In merito ai “visti d’oro”, ovvero alla possibilità di ottenere dei diritti di soggiorno in cambio di un contributo finanziario, la bozza del testo invoca regole europee comunitarie al fine di armonizzare gli standard e rafforzare la lotta contro il riciclaggio di denaro, la corruzione e l’evasione fiscale.
Nella fattispecie, gli eurodeputati chiedono che siano messi in atto rigorosi controlli sui passaporti e visti già in circolazione (anche sui membri della famiglia e sulle fonti di finanziamento), verifiche obbligatorie sui sistemi di giustizia e affari interni dell’UE e procedure di controllo nei Paesi terzi, obblighi di segnalazione per gli Stati membri, requisiti di residenza fisica minima rivolti ai richiedenti che implicano coinvolgimento attivo, qualità, valore aggiunto e contributo all’economia.
Il rapporto sottolinea inoltre che gli intermediari legati a questi schemi non sono né trasparenti né responsabili, pertanto ne vietano il coinvolgimento nella vendita dei passaporti e una “regolamentazione rigorosa e vincolante” per le pratiche dei “visti d’oro”.
I deputati si riuniranno nuovamente nella plenaria del 7 marzo, per ridiscutere e votare il rapporto che, qualora dovesse essere approvato, potrà trasformarsi in una proposta di legge.
Il Parlamento europeo fa sapere che tra il 2011 e il 2019 sono state almeno 130.000 le persone che hanno sfruttato gli schemi dei “passaporti e visti d’oro” dell’UE, sborsando oltre 21,8 miliardi di euro che sono finiti direttamente nelle tasche dei Paesi di riferimento, che ad oggi sono solo tre.
Oltre a Malta, che continua a difendere a spada tratta il programma, fiera dei fondi miliardari accumulati nel tempo, appaiono la Bulgaria, dove il governo ha già presentato un progetto di legge per porre fine allo schema, e Cipro, che attualmente sta gestendo solo le domande presentate prima del novembre 2020.
Dodici sono invece i Paesi che rilasciano “visti d’oro”, tutti con importi e opzioni di investimento differenti, così come gli standard per i controlli e le procedure.
La Commissione europea aveva già sollecitato più volte Malta ad interrompere la vendita dei passaporti lo scorso mese di settembre, dopo un incontro tra la Presidente della CE Ursula Von der Leyen ed il Primo Ministro Robert Abela. Ma il governo maltese aveva rigettato fermamente la richiesta, affermando che «le questioni legate alla cittadinanza sono di competenza nazionale. Ogni Stato deve essere libero di prendere delle decisioni in autonomia rispetto a queste tematiche».