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Malta tra i Paesi Ue in cui lo stato di diritto è “stagnante”

Minimi i progressi registrati secondo il report di Civil Liberties Union for Europe, che evidenzia “immobilità” in termini di giustizia, lotta alla corruzione, libertà di stampa e diritti civili e umani

di Stefano Andrea Pozzo
20 Marzo 2025
in Unione Europea
Tempo di lettura:4 mins read
0

Secondo il Liberties Rule of Law Report 2025, un’analisi indipendente della situazione dello stato di diritto dei paesi dell’Ue realizzata dalla Civil Liberties Union for Europe, la democrazia maltese resta «stagnante», senza progressi significativi su indicatori chiave come giustizia, lotta alla corruzione, libertà di stampa, controlli istituzionali, diritti civili e umani.

Il rapporto, basato sui dati di 42 Ong europee, evidenzia criticità che spaziano dai ritardi nei processi giudiziari e politicizzazione delle nomine nella magistratura, fino alla mancata trasparenza e all’assenza di un’autorità nazionale per i diritti umani (NHRI). Per Malta ha lavorato alla ricerca la Fondazione Daphne Caruana Galizia.

Uno dei punti più critici riguarda la lotta alla corruzione, con l’arcipelago maltese reo di non aver attuato le raccomandazioni della Commissione Europea, del GRECO e della Commissione di Venezia, e di non aver portato avanti procedimenti giudiziari significativi contro casi di corruzione ad alto livello. Il rapporto denuncia la persistente impunità per gli scandali più gravi, mettendo in luce le debolezze strutturali dell’istituzioni maltesi, una scarsa regolamentazione del lobbying e mancanza di meccanismi efficaci per contrastare i conflitti di interesse.

Inoltre, il governo viene accusato di ritardare l’implementazione delle riforme richieste a livello internazionale, inclusa l’introduzione del reato di ostruzione della giustizia e di norme più severe per prevenire abusi da parte di funzionari pubblici.

Il report denuncia anche una crescente ostilità nei confronti della libertà di stampa, scarso pluralismo, mancata attuazione della direttiva Anti-SLAPP, forti difficoltà nell’avere accesso alle informazioni.

L’Istituto dei Giornalisti Maltesi (IGM), unica associazione del settore a Malta, include anche membri che non sono in attività, ed il suo Consiglio esecutivo è composto da giornalisti con affiliazioni politiche, il che ha sollevato critiche sull’operato, se possa essere considerato propaganda o giornalismo.

I giornali locali ricevono sussidi finanziati con denaro pubblico assegnati attraverso un «processo opaco che coinvolge gli editori e il governo». L’Associazione dei proprietari dei media (AMO), che include quattro editori delle maggiori testate maltesi (Times of Malta, Malta Today, Illum, The Malta Independent) più quelli dei due principali Partiti politici (ONE news e NET news), ha come obiettivo principale quello di «cercare finanziamenti e assistenza finanziaria per la stampa locale anche attraverso istituzioni nazionali ed europee».

Così facendo, «ha creato una situazione in cui, attraverso la sua piattaforma mediatica, il governo può influenzare le decisioni prima di dover gestire qualsiasi richiesta». Tutto questo imponendo rigidi criteri che escludono, per natura, testate indipendenti minori. «Ciò – prosegue il report – pone il governo su entrambi i lati del tavolo delle trattative e mette i media non di proprietà dei partiti in competizione con i decisori politici che potrebbero essere oggetto dei loro reportage».

Lo scorso anno, il governo ha inoltre distribuito 150.000 euro di fondi pubblici ai giornali cartacei maltesi, per aiutarli ad affrontare le difficoltà finanziarie, escludendo da ogni schema di finanziamento alcune testate digitali indipendenti, nonostante abbiano un pubblico più ampio rispetto ai giornali cartacei. Anche la pubblicità finanziata con fondi pubblici «viene assegnata ai giornali tramite un processo opaco», perchè «non ci sono misure in atto per garantire equità, assenza di discriminazioni, trasparenza e indipendenza dal governo».

Considerando che sette dei quindici organi di stampa registrati a Malta sono controllati politicamente o da affiliazioni politiche, tra ottobre e novembre 2022, il governo ha stanziato 115.000 euro di fondi pubblici in pubblicità in un periodo di tre settimane, senza fornire informazioni su come siano stati spesi o a quali redazioni siano stati assegnati.

Questo crea inevitabilmente un ambiente caratterizzato da ingiustizia, inequità e precarietà finanziaria, soprattutto per i media indipendenti. «Poiché le autorità pubbliche, incluso il governo, sono tra i principali clienti pubblicitari per gli editori nazionali, il governo potrebbe esercitare pressioni trattenendo i budget delle campagne che sono essenziali per mantenere a galla le redazioni», spingendo così giornalisti e redazioni «a essere soggetti a influenze commerciali o politiche».

Il Liberties Rule of Law Report segnala inoltre un aumento delle interferenze politiche nella magistratura, accompagnate da attacchi verbali e diffamatori di esponenti governativi contro giudici, reporter e attivisti. Tra le evidenze riportate, viene citato un episodio dello scorso maggio, quando il primo ministro Robert Abela, durante una conferenza stampa, ha accusato i giornalisti di faziosità, alimentando la sfiducia pubblica nei confronti della stampa indipendente.

Forte la critica contro il governo, accusato di rimandare l’attuazione delle raccomandazioni dell’inchiesta pubblica sull’omicidio di Daphne Caruana Galizia, ritenute fondamentali per rafforzare il sistema giudiziario e garantire maggiore protezione alla libertà di stampa. Inoltre, viene ribadita la mancata riforma del sistema elettorale, considerato problematico per l’esclusione di alcune categorie di cittadini dal voto come per esempio avviene per i migranti, ma anche «in base alla nazionalità o alla limitata capacità mentale».

Il Ministero della Giustizia ha respinto «varie affermazioni errate» incluse nel report, rivendicando le riforme giudiziarie attuate negli ultimi anni ed affermando di aver «implementato misure senza precedenti per depoliticizzare il sistema giudiziario e altri rapporti di vasta portata in varie istituzioni».

Tuttavia, su Facebook, la Fondazione Daphne Caruana Galizia ha contestato punto per punto le affermazioni del governo, evidenziando come molte delle riforme citate risalgano a prima del 2024 e quindi non rientrino nel periodo di analisi del rapporto, mentre i ritardi nell’attuazione delle raccomandazioni europee sulla giustizia e la trasparenza restano una questione tuttora irrisolta.

(immagine di repertorio)

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Tags: anti-SLAPPCivil Liberties Union for Europecorruzionediritti umanilibertà di stampaLiberties Rule of Law Report
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