Un cittadino pakistano è stato condannato a sei anni di reclusione per atti sessuali non consensuali su un bambino di dieci anni. L’uomo, che da oltre un anno viveva in affitto in una stanza della casa della nonna del minore, è stato riconosciuto colpevole anche di molestie e comportamenti a sfondo sessuale reiterati nel tempo.
La vicenda è emersa quando il bambino ha confidato alla nonna di aver subito attenzioni fisiche indesiderate. Secondo la sua testimonianza, l’imputato, rientrato dal lavoro con del cibo da asporto, dopo avergli offerto delle patatine, si sarebbe avvicinato al minore disteso sul letto in maglietta e biancheria intima. A quel punto, avrebbe avuto un contatto fisico diretto che ha spaventato il piccolo, spingendolo a chiedere l’aiuto della nonna che, immediatamente, si è recata in questura per sporgere denuncia.
Nel corso delle indagini, il minore ha raccontato che non si trattava di un fatto isolato. Già in passato, infatti, l’affittuario si sarebbe reso protagonista di comportamenti a sfondo sessuale: inizialmente lo avrebbe palpeggiato “per errore” nelle parti intime, ripetendo il gesto in un’altra occasione, sotto forma di scherzo mentre gli faceva il solletico sul divano; infine, lo avrebbe afferrato per i genitali mentre il bambino giocava alla PlayStation. La donna, insospettita e preoccupata, aveva già intimato all’uomo di non avvicinarsi più al nipote, arrivando poi a denunciarlo.
Convocato dagli investigatori, l’imputato ha dapprima negato ogni accusa, sostenendo di non comprendere il motivo dell’arresto. Successivamente ha fornito una versione giudicata dagli inquirenti contraddittoria e poco credibile, secondo cui sarebbe stato il bambino a introdursi nella sua stanza senza biancheria intima e a cercare il contatto fisico.
Gli accertamenti tecnici del tribunale hanno però confermato la presenza del DNA dell’uomo sugli indumenti del minore, in particolare sul retro, fornendo un riscontro decisivo a sostegno della testimonianza della vittima.
Nelle motivazioni della sentenza, i giudici hanno sottolineato la piena attendibilità del racconto del bambino, definito coerente e supportato da prove indipendenti, evidenziando al contempo l’assenza di segni di pentimento da parte dell’imputato. Oltre alla pena detentiva, il tribunale ha disposto l’iscrizione dell’uomo nel registro degli autori reati sessuali, un ordine restrittivo di tre anni a tutela della vittima e il pagamento delle spese processuali.
(immagine di repertorio)
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