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Condanna revocata al cacciatore che era stato incastrato da un video: per la Corte d’appello non è valido

Le prove ai tempi ritenute “inequivocabili”, ora risultano «non adeguatamente documentate»

di Redazione
27 Gennaio 2024
in Giudiziaria
Tempo di lettura:2 mins read
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È finito per essere assolto il cacciatore gozitano condannato lo scorso anno per aver sparato e ucciso un esemplare di tortora orientale durante la stagione di caccia primaverile del 2022. Ad incastrarlo era stato un video girato da BirdLife Malta a Nadur, in cui veniva mostrata la sua azione nell’inseguire e catturare la preda, finendola poi a morsi, oltre a degli screenshot forniti dai volontari della Ong che dimostravano l’effettiva appartenenza dell’esemplare a una delle specie protette, confermando così la violazione delle leggi sulla caccia.

Per questa ragione, nel luglio del 2023, all’individuo era stato confiscato il fucile, ritirata la licenza di caccia per due anni ed era stato condannato a pagare una multa di 1.200 euro.

Tuttavia, secondo quanto riporta Times of Malta, il 28enne Brandon Said ha presentato ricorso alla sentenza, ottenendo la revoca della condanna. Infatti, per il giudice della Corte d’Appello Consuelo Scerri Herrera le prove video che un tempo erano state ritenute cruciali nel determinare il crimine commesso da Said, ora pare non siano più valide perché non «adeguatamente documentate» durante il procedimento.

Questo perché l’attivista della Ong che aveva ripreso la scena, non era mai stato chiamato a testimoniare in aula per confermare che il video esibito come prova in tribunale corrispondeva effettivamente a quello consegnato agli ufficiali di polizia per denunciare la vicenda.

In più, i volontari di BirdLife non erano stati in grado di identificare l’imputato collegandolo alla persona ripresa nel video mentre raccoglieva la preda e la uccideva. Preda della quale non sono inoltre stati esibiti i resti.

Per la Scerri Herrera ha quindi ragione l’avvocato della difesa a ritenere che l’accusa non abbia fornito prove che incastrino il cacciatore “oltre ogni ragionevole dubbio”, e per queste ragioni ha revocato la sentenza di condanna. Il 28enne (difeso dalla moglie di Clint Camilleri, Ministro di Gozo nonchè della Caccia) potrà quindi tornare in possesso del suo fucile e della sua licenza di caccia.

Reagendo ai nuovi sviluppi sul caso, BirdLife Malta ha affermato che quanto accaduto è «deludente» e «sintomatico dello stato di applicazione e giustizia sull’isola, soprattutto durante le stagioni di caccia primaverili».

Aspra la replica della Federazione per la caccia e la conservazione (FKNK) che, a mezzo social, ha criticato «l’arroganza» e «l’insolenza» della Ong che «pensa di essere al di sopra della legge», «non rispetta nessuno né prova vergogna», e quindi «non ci sarà da aspettarsi scuse sincere» dopo la sentenza.

La lobby dei cacciatori poi incalza: «insultano ed etichettano i cacciatori maltesi e gozitani con aggettivi sgradevoli; spesso ingannano e mentono su alcune informazioni che a volte diffondono, perché non accettano la nostra passione e le tradizioni socio-culturali legate alla caccia e alla cattura di esemplari».

La risposta piccata di FKNK fa riferimento non solo alla sentenza emessa dalla Scerri Herrera ma – sempre secondo quanto dichiarato nel post diffuso sul web – anche alle parole che il Ceo di BirdLife Malta, Mark Sultana, scrisse sui social media quando Said fu condannato.

Parole che, secondo la lobby dei cacciatori, dipingevano il 28enne come «un uomo delle caverne», «un idiota» e «un arrogante», aggiungendo che «se non fosse stato per BirdLife nessuno sarebbe stato a conoscenza del caso perché la polizia di Gozo dorme».

 

(photo credits: BirdLife Malta)
Tags: BirdLife MaltabracconieriCacciacaccia alla tortoracaccia illegalecacciatorefknkGozoMinistero di GozoNadurspecie protetteTribunale
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