È stato condannato a dieci anni di carcere il 33enne Mouhamadou Dosso, cittadino ivoriano residente ad Hamrun e titolare anche di documento d’identità italiano, riconosciuto colpevole di aver diffuso materiale estremista e di aver cercato di reclutare “fratelli” in tutta Europa per compiere attentati suicidi in nome della Jihad.
L’indagine è partita nell’aprile 2024, quando le autorità hanno ricevuto una segnalazione su un profilo Facebook che diffondeva contenuti radicali. Gli inquirenti sono risaliti a Dosso, poi posto sotto sorveglianza.
Il 31 ottobre dello stesso anno, un blitz eseguito all’alba nella sua abitazione di Hamrun ha portato al sequestro di cinque telefoni cellulari e vari dispositivi elettronici, tra cui dei server, collegati a materiale estremista.
Le perizie hanno accertato che l’uomo gestiva diversi sfruttava vari account Facebook Messenger attraverso i quali contattava persone vulnerabili in vari Paesi europei, in particolare richiedenti asilo, soli, provenienti da Paesi dilaniati dalla guerra. Attraverso messaggi persuasivi, il 33enne cercava di radicalizzare questi individui, promettendo loro il paradiso in cambio del martirio in nome della Jihad. Tra i vari messaggi letti in aula, uno riportava la frase: «Stiamo reclutando volontari per la jihad. Se muori in questa battaglia, andrai in paradiso».
Sempre sui dispositivi, la polizia ha inoltre rinvenuto materiale di propaganda anti-occidentale, tra cui immagini di bandiere americane, francesi e israeliane “barrate”, oltre a foto legate all’ISIS e discorsi di alcuni leader del gruppo terroristico destinati a incitare alla violenza e a radicalizzare i destinatari. Presenti anche immagini di esplosivi e una foto di uno dei terroristi coinvolti negli attacchi dell’11 settembre negli Stati Uniti.
Nel luglio di quest’anno, Dosso ha scelto di patteggiare ammettendo le proprie responsabilità davanti alla Corte, prima della chiusura dell’istruttoria. Accolta la proposta congiunta di accusa e difesa, il tribunale gli ha inflitto una pena di dieci anni di reclusione e attribuito il pagamento di oltre 9.600 euro di spese processuali. Disposta inoltre la confisca dei dispositivi elettronici e la rimozione del materiale estremista diffuso online.
(immagine di archivio, credits: Malta Police Force)
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