Un gioielliere di Qormi ha raccontato in tribunale di aver ceduto a pressioni e minacce continue da parte di Keith Pace, 45 anni, e di suo figlio Carlos, 23, fino a consegnare loro una catenina d’oro. I due individui, originari di Marsa, sono ora imputati con gravi accuse che vanno dall’estorsione alle molestie, passando per l’uso improprio di apparecchiature elettroniche.
Secondo la ricostruzione emersa in aula e riportata dai media locali, i Pace si sarebbero presentati più volte nella gioielleria in questione – della quale il più giovane era stato cliente -, accusando il commerciante di essere in possesso dei preziosi che, a detta loro, erano stati sottratti a Carlos, e pretendendone la restituzione. Di fronte alle pressioni e alle minacce, l’uomo che nega di aver mai trattato oro rubato, ha dichiarato di aver ceduto, consegnando loro una catenina, salvo poi rivolgersi alla polizia il giorno successivo.
L’episodio non sarebbe rimasto isolato: altre “apparizioni” in negozio, contatti da numeri anonimi e persino l’invio di terze persone nel punto vendita avrebbero alimentato il clima di paura, aggravato dalla consapevolezza che i due imputati avevano diversi precedenti penali alle spalle. In tribunale, la moglie del gioielliere ha raccontato le forti ripercussioni psicologiche che l’intera vicenda ha avuto sulla famiglia.
In aula è emerso anche che i Pace avevano a loro volta sporto denuncia in questura, sostenendo con fermezza che parte dell’oro rubato a Carlos fosse finito nelle mani del gioielliere, ma la polizia ha precisato che non è stato possibile verificare le affermazioni poiché i due si sono rifiutati di fornire le fonti.
Il caso assume contorni ancora più delicati per via delle accuse supplementari a carico di Keith Pace, che deve rispondere anche di insulti e minacce («Renderemo la tua vita un inferno») rivolte all’ispettore di polizia John Sammut intervenuto dopo le segnalazioni del gioielliere, di aver commesso reati durante la condizionale e di aver violato le ordinanze impostegli del tribunale risalenti a precedenti sentenze. Carlos Pace, a sua volta con alle spalle una lunga fedina penale, è invece sotto processo per la vicenda che ha riempito di recente le pagine di cronaca locale, ovvero il maxi-furto di droga presso la base delle Forze Armate maltesi a Safi. A differenza del padre, si dice che in questo procedimento abbia collaborato sin da subito alle indagini, recandosi personalmente in caserma dopo aver saputo dell’arresto del genitore.
La Corte ha scelto di concedere ad entrambi la libertà provvisoria richiesta dalla difesa, per il 23enne dietro il conferimento di un deposito cauzionale di 3.000 euro più una garanzia personale di 5.000, mentre al padre sono stati imposti 5.000 euro di deposito e 6.000 di garanzia personale. Entrambi dovranno rispettare l’obbligo di firma e il coprifuoco, mentre è stato emesso un ordine di protezione a favore del gioielliere, della moglie e dell’ispettore di polizia coinvolto nel caso.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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