Roderick Cassar, 43 anni, è stato condannato a quarant’anni di reclusione per l’omicidio della moglie Bernice Cassar (Cilia), uccisa il 22 novembre 2022 mentre si recava al lavoro nella zona industriale di Kordin. Il delitto, avvenuto in strada e sotto gli occhi di alcuni passanti, è stato considerato dai tribunali come il primo caso di femminicidio del Paese.
Cassar fu arrestato dopo aver trascorso 17 ore barricato nella sua abitazione di Qrendi. In un primo momento si dichiarò non colpevole, salvo poi confessare nell’ambito di un patteggiamento accettato amaramente anche dalla famiglia della vittima che si aspettava l’ergastolo.
Secondo quanto emerso dalle indagini, quella mattina Cassar bloccò la strada all’auto della moglie diretta al lavoro, costringendola a fermarsi. Dopo averla trascinata brutalmente fuori dall’abitacolo, aprì il bagagliaio della propria vettura, prese un fucile da caccia e le sparò due colpi a bruciapelo che trafissero collo e torace. Per Bernice, che con il suo carnefice aveva avuto due figli, ai tempi di 5 e 8 anni d’età, non ci fu scampo e morì sul colpo.

Nei mesi precedenti, la donna aveva presentato numerose denunce per violenza domestica, minacce e aggressioni nei confronti di quel marito dal quale si stava per separare. A maggio, l’uomo le aveva puntato un coltello alla gola; in un’altra occasione invece, quando i due vivevano già in case separate, la avvertì: «Ti uccido e ti faccio saltare le cervella». Pur essendo soggetto a un ordine restrittivo, l’uomo aveva continuato a renderle la vita un inferno, violando più volte le misure. L’ultima segnalazione era stata presentata il giorno prima dell’omicidio.
Un’inchiesta indipendente, condotta dall’ex giudice Geoffrey Valenzia, evidenziò gravi falle nel sistema di protezione delle vittime – successivamente riformato – stabilendo che lo Stato non era stato in grado di proteggere la donna, il cui caso era stato classificato di “medio rischio” dal sistema di allora.
All’esterno del tribunale, rivolgendosi ai media maltesi, Alessia Cilia Portelli ha ricordato con commozione la sorella:
«Mia sorella aveva trovato il coraggio di andarsene, ma non ha fatto in tempo. Qualcuno ha deciso che se non poteva essere sua, non doveva più vivere. Non parlate della sentenza, parlate di Bernice, ricordate a tutti chi era, perchè non merita di essere dimenticata».
La famiglia ha sottolineato gli anni di puro terrore e violenze subiti da Bernice prima di essere ammazzata, un dolore e una perdita che nessuna sentenza potrà mai colmare, men che meno una condanna a 40 anni di carcere «che hanno dovuto accettare», e che «tra buona condotta e sconti di pena, difficilmente verrà integralmente scontata dietro le sbarre».
(immagine di archivio, credits: Facebook)
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