Un magistrato ha approvato la richiesta per l’avvio di un’inchiesta sul presunto racket multimilionario che, per anni, avrebbe visto centinaia di ignari turisti stranieri ricevere multe per infrazioni stradali mai commesse durante il loro soggiorno sul territorio, guidando macchine noleggiate dalle stesse società che avrebbero trattenuto loro i soldi delle ammende una volta lasciato l’arcipelago, con la complicità dei massimi funzionari della Local Enforcement System Agency (LESA), l’agenzia di supporto alla Polizia locale.
La richiesta era stata formulata attraverso una istanza presentata in tribunale lo scorso mese dall’avvocato ed ex parlamentare nazionalista, Jason Azzopardi, che ha commentato la notizia aggiungendo che l’inchiesta riguarderà 13 capi d’accusa che sarebbero stati commessi da alti funzionari della LESA.
«Salvo appelli, si prevede che entro l’inizio della prossima settimana il Capo della Magistratura emetterà l’ordinanza e sapremo il nome del magistrato che guiderà l’inchiesta» ha aggiunto Azzopardi, rinnovando l’appello a farsi avanti a «chiunque abbia informazioni concrete su questo racket» affinché, a partire dalla prossima settimana, le possa sottoporre al magistrato inquirente. «Io stesso gli fornirò molte nuove informazioni che mi sono arrivate nell’ultima settimana, comprese prove e testimonianze» ha affermato il legale, sottolineando che nonostante le difficoltà «la verità vince sempre».
Si tratta della seconda richiesta di inchiesta accolta dalla magistratura e avviata su un’istanza presentata da Jason Azzopardi nel giro di un mese, dopo lo scandalo che ha travolto l’agenzia Identità. Anche in questo caso si parla di racket e tangenti, ma a farne le spese sarebbero stati numerosi ed ignari turisti inconsapevoli di aver ricevuto indebitamente accrediti per infrazioni stradali mai commesse mentre circolavano per le strade dell’arcipelago su auto noleggiate da concessionarie che avrebbero fatto parte del mega raggiro.
Questo avrebbe parallelamente permesso di far “felici” i cittadini maltesi che quelle infrazioni stradali le avrebbero sì realmente commesse, ma rivolgendosi a funzionari di alto livello all’interno della LESA (Azzopardi cita il CEO, Svetlick Flores, e il responsabile dell’assistenza clienti, Neville Camilleri) dotati di accesso remoto ai server del sistema, sarebbero riusciti a farla franca evitando le sanzioni e conservando intatti i punti della patente, anche quelli scalati ai turisti.
Trattandosi però di documenti di guida stranieri non riconosciuti dal sistema locale, i punti non sarebbero mai stati effettivamente decurtati, rendendo lo schema più sofisticato e “subdolo”. Il complesso raggiro avrebbe così sottratto milioni di euro dalle casse dello Stato, finiti in quelle delle società di autonoleggio.
Il presunto racket avrebbe consentito quindi agli automobilisti del posto di risparmiare sulle multe e mantenere intatti i punti della patente, mentre le società di autonoleggio del circuito avrebbero gonfiato le proprie tasche prelevando l’importo delle sanzioni dai depositi dei turisti, inconsapevoli di (non) aver infranto la legge della strada e che, per evitare di perdere il volo di rientro, avrebbero accettato di pagare la multa tramite addebito diretto sulla carta di credito utilizzata per il deposito, senza contestarla.
Flores e Camilleri, sempre secondo Azzopardi, avrebbero avuto anche accesso ai documenti stipulati dai turisti con le società di autonoleggio, il che avrebbe consentito ai due di falsificare le firme per far sembrare che i malcapitati stranieri avessero acconsentito al trasferimento dei punti di penalità della patente. Entrambi, hanno rigettato ogni accusa. Sul caso, due settimane fa, sono intervenuti anche il Premier Robert Abela e il ministro dell’Interno Byron Camilleri che hanno duramente replicato definendo il tutto «una completa menzogna».