Il figlio ventiquattrenne di un magnate petrolifero russo, Semen Kuksov, è stato condannato a cinque anni e sette mesi di prigionia nel Regno Unito dopo aver confessato il riciclaggio, con la complicità del socio in affari, di più di 14 milioni di euro in “contanti”.
Sia Semen che il padre Vladimir, attualmente considerato estraneo ai fatti e quindi non legato alla procedura penale del figlio, figurano nell’elenco delle persone a cui è stata concessa la cittadinanza maltese nel 2022, acquisita poche settimane prima che l’arcipelago sospendesse la pratica della vendita di passaporti ai russi facoltosi come risposta all’invasione ucraina da parte del Cremlino.
Secondo quanto riportato dal comunicato stampa del Crown Prosecution Service, Kuksov e il suo socio hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’impresa illegale che gestiva i corrieri per raccogliere e consegnare il denaro criminale all’estero, contribuendo così a riciclare un totale di 12,32 milioni di sterline (circa 14 milioni di euro) nel Regno Unito e 168.950 euro in Irlanda.
Un avvicendamento legale che potrebbe ora costare al giovane la cittadinanza maltese, come rivelato a Times of Malta da Joseph Mizzi, CEO di Community Malta, che ha confermato il fatto che l’agenzia stia “seriamente considerando” di avviare il processo di revoca della cittadinanza, come sancito dalla legge maltese per casi analoghi in cui il richiedente è stato condannato a pene detentive della durata di almeno 12 mesi nei sette anni successivi alla concessione.
Da anni uno dei principali player dell’industria dei servizi petroliferi russa, nonché ex presidente di AKROS e partner di diverse aziende di recente finite nel mirino delle sanzioni europee, come Lukoil e Gazprom, Vladimir Kuksov ha trasferito la nazionalità delle sue aziende a Malta dal 18 gennaio 2022.
Contattato dal ToM per un commento, lo studio legale britannico che rappresenta il magnate russo ha risposto con un secco “no-comment” chiosando inoltre che ormai da anni lui e il figlio “vivono vite completamente separate”, specificando inoltre come il proprio assistito abbia ottenuto la cittadinanza maltese dopo aver presentato domanda già nel 2019 e aver superato ogni valutazione preliminare.
Dopo anni di polemiche sulla vendita dei passaporti che dal 2014 ha raccolto domande per il 54,3% dei casi provenienti dalla Russia, l’UE ha sancito come tale pratica violi il diritto comunitario deferendo il governo maltese alla Corte di Giustizia Europea, indicando inoltre il serio rischio che questo disegno favorisca l’emergere di casi legati al riciclaggio di denaro, all’evasione fiscale e alla corruzione. Malta, tuttavia, sostiene la solidità del processo di due diligence e la completa legalità del modello che porta a ottenere il passaporto maltese.