Nei primi sei mesi di quest’anno si è registrato un incremento del 2,2% del numero di infortuni sul lavoro rispetto allo stesso periodo del 2023. Sono stati in tutto 1.085 i lavoratori che hanno riportato ferite non mortali tra gennaio e giugno del 2024, 23 in più dello scorso anno.
Il settore più “rischioso” risulta essere quello manifatturiero dove si è registrato il 15,8% del totale degli infortuni; segue quello edile (13,2%) e il comparto dalle attività di assistenza sanitaria e sociale (10,8%). Le aziende maggiormente colpite avevano 500 o più dipendenti (26,3%).
Circa un terzo delle persone che hanno subito un infortunio nei primi sei mesi di quest’anno si è assentato dal lavoro per massimo 3 giorni, mentre il 19,3% del totale ha dovuto rimanere a casa per almeno 21 giorni.
Secondo i dati condivisi dall’Ufficio Nazionale di Statistica (NSO) la quota maggiore di infortuni sul lavoro si è registrata tra persone impegnate a svolgere «occupazioni elementari», seguite da artigiani e attività simili. Il 26,3% degli incidenti non mortali sui luoghi di lavoro si è registrato tra persone nella fascia di età compresa tra i 25 e i 34 anni. La maggior parte (70%) erano cittadini di nazionalità maltese.
Quasi un terzo degli infortuni (31,9%) ha interessato la schiena, compresa la colonna vertebrale e le vertebre della schiena. Ferite e lesioni superficiali, nonché lussazioni, distorsioni e stiramenti sono stati i tipi di infortuni più comuni, pari rispettivamente a 687 e 292 casi.
Incidenti mortali sul lavoro
Tra gennaio e giugno 2024, l’Autorità per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro (OHSA) ha segnalato quattro incidenti mortali che hanno coinvolto cittadini extracomunitari di sesso maschile, nella metà dei casi in un’età compresa tra i 45 e i 54 anni, impegnati a svolgere «occupazioni elementari».
Le metà dei decessi si è verificata nel settore edile e nel 50% dei casi la morte è sopraggiunta a causa di lesioni alla testa, commozioni cerebrali e lesioni interne.