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La cementificazione selvaggia che sfregia l’anima di Malta

Nel colpevole silenzio della classe dirigente, prosegue la famelica attività edilizia

di Bruno De Stefano
20 Giugno 2021
in Editoriali, Rubriche
Tempo di lettura:3 mins read
6

Poco meno di due settimane fa il governo ha annunciato una campagna per affrontare i problemi dell’udito.

L’obiettivo è non solo curare l’1,4% della popolazione maltese che soffre di patologie specifiche, ma anche di avviare una massiccia opera di prevenzione rivolta in larga parte ai più giovani.

Si tratta di una iniziativa lodevole perché investire risorse per la tutela della salute è fondamentale, come del resto ci ha insegnato il COVID-19.

Ma pur ritenendo apprezzabile lo sforzo del governo, più dell’udito c’è un altro dei cinque sensi che rappresenta una vera e propria emergenza e che, quindi, meriterebbe un rapido e ingente impiego di energie: la vista.

E si, perché la sensazione è che a Malta più che le orecchie, siano gli occhi a non funzionare bene. Perché?

Perché soltanto con la presenza di uno stratosferico numero di gente che ci vede poco o nulla, si può spiegare il dilagare incontrollato di uno scempio edilizio che sta devastando gran parte dell’arcipelago; e solo una ragguardevole massa di persone dalla vista corta può restare indifferente davanti alla inarrestabile avanzata di una cementificazione scomposta e disordinata.

E poi come si fa a non vedere che ci sono gru che svettano dovunque, cantieri aperti dappertutto, ruspe e trivelle in azione a tutte le ore del giorno? Senza contare la sicurezza sul lavoro, che tratteremo in un’altra occasione.

Come si fa a non vedere un po’ più in là del proprio naso e accorgersi che questa compulsiva frenesia di costruire alla fine non contribuirà al progresso economico e sociale del Paese, ma avrà l’effetto di produrre delle cicatrici permanenti sulle straordinarie bellezze di Malta?

Com’è possibile che nel governo, in Parlamento, nei partiti e nella società civile solo in pochi avvertano la necessità di fermare questo mostro vorace che divora il presente e il futuro dei maltesi? E com’è possibile – sempre a proposito di gente che ci vede poco – che gli organismi impegnati nella pianificazione urbanistica non si rendano conto delle bruttezze che stanno avallando?

Qui non si tratta di essere dei duri e puri dell’ambientalismo, né di considerare l’edilizia un nemico da combattere senza se e senza ma. Si può e si deve costruire, ma con criterio e tenendo conto delle reali necessità, senza farsi risucchiare dall’accecante avidità di fare soldi, tanti e in fretta, fregandosene dei parametri estetici, della funzionalità delle abitazioni, della imprescindibile armonia che ci dev’essere tra case e palazzi e il panorama circostante.

Questo discorso riguarda soprattutto chi ama Malta o perlomeno dice di amarla: chi sente l’orgoglio di essere maltese non può restare in silenzio e assistere alla progressiva distruzione della propria terra.

C’è poi una riflessione che riguarda in particolare la classe dirigente. Malta negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, su questo non c’è dubbio. Ma gli straordinari lampi di modernità e di efficienza continuano a convivere con un Far West edilizio che appare intollerabile.

Chi governa – a tutti i livelli e a prescindere dal grado di responsabilità – ha un solo dovere: lasciare a chi viene dopo un Paese migliore. E un Paese non potrà essere migliore se con l’alibi del Prodotto interno lordo che cresce, si continuerà impunemente a sfregiarlo con una cementificazione selvaggia.

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Commenti 6

  1. Stefano says:
    2 anni ago

    Se solo pensassero all’armonia tra costruzioni, tra i vari piani della medesima costruzione con due o tre stili diversi approvati dalle istituzioni avrebbero già fatto un passo avanti
    Rimane preoccupante anche questo punto, voi scrivete “Perché soltanto con la presenza di uno stratosferico numero di gente che ci vede poco o nulla” ed io aggiungo che questo gruppo di persone che vede male guida l’auto!

    Rispondi
    • Eliahu Gal-Or says:
      2 anni ago

      A Gerusalemme abbiamo avuto per oltre mezzo secolo una legge che armonizzava le nuove costruzioni, imponendone il rivestimento in marmo rosa di Hebron e limitando l’altezza a quattro piani; queso e’ cambiato negli ultimi anni ed il centro della citta’ si sta riempiendo di palazzi residenziali da quaranta piani, che pur avendo vasti garages sotterranei densificano impossibilmente il traffico urbano. Se io dirigessi l’edilizia Maltese adotterei immediatamente misure per prevenirne lo scempio in modo sostenibile.

      Rispondi
  2. Massimo F says:
    2 anni ago

    Sono Italiano e frequento Malta, e Valletta in particolare, per turismo dal 2004. Devo dire che mi fa piacere che qualcuno inizi a vedere la necessità di porre le basi per uno sviluppo sostenibile prima che sia troppo tardi. Era logico aspettarsi un’accelerazione a seguito dell’adesione all’unione Europea, ma il vero tesoro di Malta è …Malta, con il suo mix di bellezze naturali, storia, cultura, gastronomia e la splendida tranquillità e civiltà dei maltesi. Nel corso degli anni, ad ogni visita ho visto sparire dal lungomare case tradizionali, a uno o due piani, sostituite da palazzi sempre più alti, costruiti con il palese obiettivo di valorizzare in termini economici la “vista mare”. Di per sé questo non è un fattore negativo, in quanto riduce il consumo di suolo, quanto mai prezioso e limitato in un arcipelago. Però una regolazione è necessaria per evitare di ridurre la bellezza del territorio e delle antiche costruzioni alla stregua di ostacoli allo sviluppo di un’economia fatta di speculazione. Inoltre, in un’epoca di lotta agli impatti sul clima, che potrebbe portare a un notevole aumento dei costi di trasporto “elettrificato”, puntare su un’indiscriminata corsa alle costruzioni cioè sul numero, anziché a uno sviluppo basato sul valore aggiunto, cioè sulla qualità dell’esperienza, potrebbe rivelarsi una strategia miope anche dal punto di vista economico.

    Rispondi
  3. angelo rota says:
    2 anni ago

    Bellissimo artico denuncia. Non vedo alternative a porre fine a questo scempio : spazzare via i due partiti maggiori.

    Rispondi
  4. Rosanna Stirone says:
    2 anni ago

    Già l’obbligo di creare verde e parcheggi pubblici a chi costruisce potrebbe essere una bella soluzione

    Rispondi
    • Eliahu Gal-Or says:
      2 anni ago

      In Israele per legge un nuovo stabile deve includere il parcheggio per ogni inquilino, ma resta da risolvere l’inevitabile aumento di densita’ della circolazione, e fino a quando vetture aeromobili non saranno la maggioranza, non ci sono soluzioni, anche se Parigi gode da un secolo di strade multilivello, e’ impossibile implementarle adesso.

      Rispondi

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