Avrebbe ripetutamente abusato della moglie, costringendola a subire atti sessuali non consensuali, minacce, violenze psicologiche e comportamenti persecutori. Al centro delle accuse, uno chef pakistano di 39 anni, denunciato dalla donna con la quale era spostato da tre anni, gli ultimi due dei quali trascorsi a Malta.
Secondo quanto raccontato dalla presunta vittima alla polizia, l’uomo avrebbe manifestato comportamenti ossessivi da lungo tempo, impedendole ogni forma di socialità ed autonomia. Quando rientrava a casa, sarebbe stata costretta a prostrarsi a “controlli” umilianti: dalla ricerca di profumi “sospetti” sul collo all’ispezione dei genitali per scongiurare tradimenti, oltre ai numerosi rapporti sessuali che avrebbe subito contro la propria volontà.
La situazione sarebbe precipitata il 24 agosto, pochi giorni dopo che aveva deciso di chiudere la relazione proprio a causa dei ripetuti abusi. Quel giorno, l’imputato si sarebbe presentato sul luogo di lavoro della moglie estraendo un taglierino e minacciando di uccidere lei o se stesso. A dare l’allarme è stata una guardia giurata raggiunta dalla disperata richiesta d’aiuto della donna. Quando la polizia è arrivata sul posto, l’uomo si era già allontanato, ma è stato in seguito rintracciato e arrestato.
Tra le mura di casa, l’ira dell’individuo si sarebbe sfogata anche sugli elettrodomestici, distruggendo microonde, ventilatore e televisore, facendo vivere la donna in una costante spirale di violenze. In un’occasione, mentre quest’ultima accusava un forte attacco d’ansia ed autolesionismo, avrebbe supplicato il marito di portarla in ospedale, sentendosi rispondere «vai a morire». Solo alla vista del sangue sui polsi lui si sarebbe deciso ad accompagnarla al pronto soccorso.
L’imputato avrebbe continuato a perseguitare la donna anche dopo che lei lo aveva lasciato, recandosi più volte sul posto di lavoro per chiedere gli orari e inviando familiari per persuaderla a non sporgere denuncia. Durante le indagini, inoltre, si sarebbe lasciato sfuggire che, senza di lei, non avrebbe più avuto alcun legame con Malta, lasciando trasparire un possibile pericolo di fuga.
Alla luce di quest’ultimo punto, della gravità delle accuse, del fatto che la presunta vittima non ha ancora testimoniato, la Corte ha respinto la richiesta di libertà su cauzione avanzata dalla difesa, disponendo l’ordinanza di custodia cautelare a carico dell’uomo più quella di protezione a favore della presunta vittima, insieme al divieto di pubblicazione dei nomi delle parti coinvolte.
(immagine di repertorio)
Il Corriere di Malta è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale e rimanere sempre aggiornato