Minuti di puro terrore in un condominio a Swieqi, in una scena talmente surreale da sembrare l’apertura di un action movie, se non fosse per la drammatica realtà dei fatti.
A raccontarlo sono gli stessi inquilini che hanno depositato in tribunale una protesta formale dopo che, lo scorso mese, quindici agenti armati in tenuta antisommossa e a volto coperto, hanno fatto irruzione nel loro duplex — un appartamento su due livelli situato all’interno di un condominio — puntando loro le armi in faccia, ammanettandoli, prelevandoli con la forza e costringendoli a inginocchiarsi con le mani sulla nuca.
Secondo la loro ricostruzione emersa dagli atti, nessuno degli agenti si sarebbe identificato né avrebbe spiegato le ragioni dell’irruzione. Solo più tardi, sentendo gridare “Pulizija” mentre gli stessi poliziotti sfondavano la porta dell’appartamento adiacente, i quattro hanno capito che si trattava di un’operazione ufficiale, eseguita però dopo che era stato fornito loro un indirizzo errato.
Nello specifico, tutto è iniziato quando uno dei residenti ha aperto la porta dopo aver sentito trambusto nel corridoio del palazzo, trovandosi la canna di un fucile semiautomatico puntato alla fronte. Presi dal panico, gli altri tre coinquilini si sono rifugiati sul balcone e hanno chiamato il numero di emergenza, senza però ricevere alcun supporto.
Pochi minuti dopo, gli agenti hanno sfondato la porta al piano inferiore del duplex, salendo con le armi spianate e ordinando ai presenti di scendere uno alla volta con le mani sulla testa. Uno dei quattro è stato ammanettato, gli altri immobilizzati con fascette da elettricista: una modalità spesso associata a sequestri, tanto che i quattro inquilini hanno dichiarato di aver temuto seriamente di essere “giustiziati”.
Oltre al trauma psicologico, i residenti denunciano di non essere stati messi in condizione di sporgere denuncia il giorno successivo a causa di un poliziotto che avrebbe promesso di ricontattarli, venendo però meno all’impegno e ostacolando di fatto la segnalazione formale.
Pertanto, attraverso l’atto presentato in tribunale, i quattro condomini hanno richiesto la conservazione integrale dei filmati delle bodycam e delle registrazioni dell’operazione, nonché il riconoscimento delle gravi violazioni dei loro diritti fondamentali: la tutela dell’integrità personale, della vita privata, il diritto a non subire trattamenti inumani o degradanti e quello a un ricorso effettivo. Nel documento, i firmatari attribuiscono la responsabilità al Commissario di Polizia e all’Avvocatura dello Stato, dichiarandosi determinati a ottenere giustizia.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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