Prestiti apparentemente informali, interessi che raddoppiano l’importo ricevuto e richieste di pagamento sempre più pressanti. È il quadro emerso nel procedimento che ha portato alla condanna di Consiglio Bartolo, 54 anni, e del figlio Raydon Bartolo, 26, entrambi di Gudja, per la Corte colpevoli di aver gestito un sistema di usura ai danni di un uomo in condizioni economiche fragili.
Il tribunale ha inflitto ad entrambi 12 mesi di reclusione, con pena sospesa per tre anni, oltre a una multa da 2.500 euro ciascuno. Il 54enne dovrà inoltre rimborsare di 2.732 euro la vittima, somma calcolata come eccedenza rispetto agli interessi consentiti dalla legge. L’intera vicenda ebbe inizio nel 2016, quando la vittima, bisognosa di liquidità, contattò su Facebook il giovane Raydon. Fu quest’ultimo a indirizzarlo al padre, dando origine a una serie di prestiti privati protrattisi sino al 2018.
Secondo la ricostruzione del tribunale, nel corso del tempo, i Bartolo hanno concesso importi variabili — da 400 a 1.800 euro — pretendendo però la restituzione di una cifra raddoppiata, indipendentemente dalla somma ricevuta. In un caso, un prestito da 1.800 euro si trasformò nella richiesta di 3.400 euro, con ulteriori 400 euro aggiunti come “penale” per un ritardo nei pagamenti, sollecitati persino recandosi personalmente presso l’abitazione del debitore. In totale, la vittima avrebbe versato 3.700 euro di soli interessi, un valore giudicato di gran lunga superiore al limite dell’8% stabilito dalla legge.
A rafforzare l’impianto accusatorio, una telefonata registrata e numerosi scambi via Facebook tra la vittima e il giovane Bartolo, per la Corte una prova inequivocabile del ruolo attivo del 26enne nella gestione delle richieste. La difesa aveva tentato di ottenere l’assoluzione sostenendo che il nome di quest’ultimo fosse stato riportato erroneamente nei documenti processuali, ma il tribunale ha respinto l’argomento definendo l’errore “irrilevante” poiché l’identità dell’imputato era stata confermata sia dalla vittima sia dal padre di quest’ultima, oltre ad averlo egli stesso riconosciuto nel corso del processo.
Nel determinare la pena, i giudici hanno considerato che Consiglio avesse precedenti per reati minori, mentre Raydon risultava incensurato e non direttamente coinvolto nella determinazione dei tassi. Tale valutazione ha portato a escludere la detenzione effettiva, optando per una condanna con pena sospesa.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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