All’inizio di questo mese, spinti dalla segnalazione del calvario vissuto da una lettrice e dal suo gatto gravemente malato, avevamo riacceso i riflettori sul grave problema dell’assenza di servizi d’emergenza notturni per gli animali domestici, dopo la chiusura dell’ospedale veterinario di Ta’ Qali. Un appello che purtroppo non è bastato a risparmiare altre sofferenze, visto che ora, a rimetterci la pelle “pagando” le lacune persistenti dal 2023, è stata una cagnolina di soli due anni.
Pixie è morta giovedì mattina dopo che la sua padrona ha contattato numerosi veterinari senza riuscire a trovarne uno disponibile a prestare assistenza d’urgenza prima dell’orario d’apertura.
La proprietaria, Stefanie Axisa, ha raccontato a mezzo social l’odissea vissuta dalla sua famiglia, denunciando il fallimento del sistema d’emergenza veterinaria «che ci ha deluso lasciandoci un profondo trauma, preoccupandosi più del denaro che degli animali».
«Ho passato le prime ore del mattino a chiamare veterinari dopo veterinari – spiega la donna – ma nessuno ha risposto. Uno mi ha perfino detto che aprono solo per le emergenze dei loro clienti (..) Abbiamo perso nostra figlia perché nel 2025 non siamo riusciti a trovare nessuno fino all’apertura della clinica».
Il Ministero per i Diritti degli Animali ha condannato con fermezza l’accaduto e annunciato l’apertura di un’indagine per verificare se le cliniche veterinarie stiano rispettando i propri obblighi di legge. Secondo la normativa vigente, infatti, le strutture veterinarie sono tenute a garantire un servizio di emergenza 24 ore su 24 o a far parte di una rete che lo assicuri.
Ha inoltre dichiarato di aver avviato consultazioni con l’associazione dei veterinari «per affrontare la persistente preoccupazione relativa alla copertura veterinaria d’urgenza (..), ricordando inoltre alla medesima associazione e ai suoi membri il loro rigoroso dovere di adempiere ai propri obblighi di legge».
«Il Ministero – prosegue – sta conducendo un’indagine approfondita sulle circostanze di questo episodio, per accertare la conformità con la legge e valutare eventuali responsabilità. La salute degli animali deve rimanere una priorità assoluta», si legge in una nota ufficiale. «Ogni clinica trovata inadempiente sarà soggetta a tutte le azioni legali necessarie».
La vicenda arriva infatti nonostante l’introduzione, voluta dal governo, di un sistema di turni notturni sostenuti da finanziamenti pubblici per garantire la reperibilità dei veterinari, soprattutto dopo la chiusura dell’ospedale veterinario di Ta’ Qali la cui riapertura è stata slittata entro la fine di quest’anno. Tuttavia, diverse cliniche aderenti continuano a non fornire il servizio, lasciando i proprietari degli animali senza alcun supporto nel momento del bisogno.
«Grazie a un sistema che non funziona – prosegue Axisa – abbiamo perso la nostra cagnolina, una figlia che amavamo profondamente. Ci siamo rivolti a loro per chiedere aiuto e non abbiamo trovato nessuno! Il numero di emergenza veterinario diceva che avremmo dovuto versare 5 euro se avessimo continuato a chiamare, ma saremmo stati disposti a versarne anche 1.000 se fosse servito. Quel numero però ha continuato a squillare a vuoto prima che cadesse la linea».
In attesa che le indagini del Ministero stabiliscano se vi siano state violazioni da parte delle cliniche, quanto accaduto rilancia con forza l’urgente richiesta di un “vero” servizio di pronto soccorso veterinario, accessibile e affidabile. Perché, come ricorda il caso di Pixie ed anche quello di A.P., dietro ogni emergenza non c’è “solo” un animale, bensì una famiglia che soffre insieme ad uno dei suoi componenti.
(photo credits: Facebook / Stefanie Axisa)
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