Una clinica privata locale è stata condannata a risarcire circa 80mila euro a una donna che ha subito danni permanenti alla vista causati da un’infezione contratta dopo essersi sottoposta all’intervento di chirurgia Lasik, procedura che permette di correggere i difetti visivi.
Il giudice ha infatti stabilito che l’infezione alla cornea contratta in sala operatoria è stata causata da strumenti medici o acqua contaminati, quindi non correttamente sterilizzati.
La paziente, Kathleen Mifsud, aveva deciso di farsi operare nel luglio del 2017, dopo aver visto una pubblicità online della clinica Da Vinci Health Care Ltd che promuoveva l’intervento come una procedura sicura ed efficace, eseguita dal chirurgo oftalmologo Pietro Zola che lo stesso giorno effettuò con successo altri tre interventi analoghi.
Tuttavia, trascorse ventiquattro ore, Mifsud notò che il suo occhio sinistro era ancora chiuso e contattando l’ospedale parlò con una segretaria che, invece di indirizzarla immediatamente al medico, le consigliò di continuare ad applicare del collirio. Nei giorni successivi, non riscontrando alcun miglioramento, la donna ricontattò la clinica e le fu suggerito di assumere antibiotici.
Dopo una settimana, Zola eseguì un secondo intervento, applicando una medicazione sull’occhio ma, nonostante ciò, la situazione non migliorò. A quel punto, Mifsud decise di consultare un altro specialista che le diagnosticò un’infezione alla cornea, la cheratite microbica. Il medico le spiegò che il batterio responsabile dell’infezione si trova comunemente nell’acqua del rubinetto, aggiungendo inoltre che la Lasik è solitamente considerata un’operazione efficace e sicura.
Dopo aver esaminato le prove, il giudice ha stabilito che l’oftalmologo Zola non aveva alcuna responsabilità diretta nell’accaduto, poiché aveva agito secondo le procedure, eseguendo correttamente l’intervento e offrendo cure post-operatorie. Inoltre, è emerso che lo stesso lavorava nella clinica in qualità di libero professionista, perciò la responsabilità della sterilizzazione degli strumenti e della fornitura di materiali sanitari era a capo della struttura sanitaria.
Per queste ragioni, il tribunale ha condannato la Da Vinci Health Care Ltd criticando in particolare il fatto che una segretaria abbia fornito consigli medici per telefono, invece di indirizzare subito la paziente a un medico.
Alla luce dei danni permanenti alla vista subiti dalla donna e quantificati con una percentuale del 16%, il giudice le ha riconosciuto un risarcimento di 79.727 euro che dovrà corrisponderle integralmente la clinica.
(immagine di repertorio)
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