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Panama Papers, l’informatore John Doe torna a parlare ricordando anche Daphne Caruana Galizia

di Stefano Andrea Pozzo
25 Luglio 2022
in Dal mondo, Daphne Caruana Galizia
Tempo di lettura:3 mins read
0

Nel 2015 un informatore anonimo che si faceva chiamare “John Doe” si è messo in contatto con due giornalisti, al tempo collaboratori del Süddeutsche Zeitung (SZ), affidando loro oltre 2,6 terabyte di documenti criptati (11,5 milioni di documenti) che riguardavano capi di Stato, società, affaristi e uomini di spicco affinché li rivelassero al pubblico.

Queste informazioni provenienti dallo studio legale panamense Mossack Fonseca, descritto dal The Guardian come “una delle più grandi aziende di gestione di società offshore del mondo”, hanno concretamente scosso il mondo intero: questa è la storia dei Panama Papers, il più grande colpo mai assestato ai paradisi fiscali.

La fuga di notizie ha suscitato massicce proteste in giro per il mondo con svariati personaggi pubblici, politici e uomini d’affari finiti nell’occhio del ciclone ed al centro di migliaia d’indagini volte a portare alla ribalta il giro di denaro che diversi individui ed aziende avrebbero celato dagli anni settanta al 2016.

Fino a questo momento il protagonista anonimo della vicenda, John Doe, aveva fatto perdere le proprie tracce rilasciando dichiarazioni pubbliche solo in occasione della pubblicazione del suo manifesto, fino a quando, nelle scorse settimane, si è rimesso in contatto con gli stessi giornalisti ai quali si è appoggiato per la pubblicazione dei Panama Papers, ora passati al Der Spiegel.

Così, sei anni dopo, John è tornato a parlare rilasciando un’intervista al quotidiano tedesco che avrebbe contattato per avvertire le persone sull’imminente serie di “tumulti” che starebbe per colpire il mondo:

«L’instabilità che tanto ho temuto negli ultimi anni è arrivata. L’ascesa del fascismo e dell’autoritarismo a livello globale, dalla Cina alla Russia, dal Brasile alle Filippine e agli Stati Uniti. Putin è una minaccia per gli USA più di quanto lo sia mai stato Hitler»

Proprio su questo punto si è soffermato tornando a parlare dei legami di Vladimir Putin con le società denunciate dai Panama Papers:

«Le società di comodo che finanziano l’esercito russo sono coinvolte nell’uccisione dei civili innocenti in Ucraina, come lo sono per gli orrori a cui assistiamo nel resto del mondo».

Partendo da questo aspetto John si è in seguito soffermato sulle minacce ricevute dal Cremlino, riecheggiando l’omicidio di Daphne Caruana Galizia e del giornalista slovacco Ján Kuciak, morti per portare a galla le verità denunciate anche dai Panama Papers ed i legami tra esponenti di spicco dei propri governi e le suddette società di comodo:

«La Russia mi vuole morto. Tempo fa hanno mandato in onda uno speciale sui Panama Papers dove il mio personaggio è stato brutalmente ucciso nei titoli di coda. Queste società spesso ricorrono all’omicidio, come nelle tragedie che coinvolgono Daphne Caruana Galizia e Ján Kuciak. La loro morte mi ha colpito profondamente e invito l’Unione europea a rendere giustizia a loro e alle loro famiglie, per garantire anche lo stato di diritto a Malta».

Caruana Galizia fu assassinata per mezzo di un’autobomba che, il 16 settembre 2017, è esplosa proprio davanti a casa sua per mettere a tacere la giornalista investigativa maltese che fu la prima a scoprire i legami di 17 Black, la misteriosa offshore del miliardario Yorgen Fenech accusato di essere il mandante dell’attentato, con alcune società panamensi fondate segretamente da ex alti funzionari statali quando si trovavano ancora in carica.

L’intervista di John Doe è piena di spunti riguardo questo sistema che, ancora adesso, lascia impuniti casi come quello dell’indimenticata Daphne Caruana Galizia o del giornalista slovacco Ján Kuciak, tornando tremendamente d’attualità in tempi come questi, dove si cerca di scavare nei conti e nei legami degli oligarchi russi e di altre potenti figure di spicco a livello internazionale con le società offshore.

Come suggerisce lo stesso John, però, se superpotenze come Stati Uniti o Germania si fossero interessante maggiormente ai dati forniti dai Panama Papers ai tempi della pubblicazione del fascicolo, in questo momento, ci sarebbe una minore difficoltà nello stanare i conti nascosti degli affaristi del Cremlino, e non solo.

 

(immagine: Bastian Obermayer e Frederik Obermaier intervistano l’informatore dei Panama Papers “John Doe”. Credits: Paper Trail Media)
Tags: corruzioneDaphne Caruana GaliziaJan KuciakMossack FonsecaPanama PapersParadisi fiscali
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