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A bordo dell’Amerigo Vespucci, tra sacrifici e spirito di squadra, Comandante Siragusa e allievi si raccontano

Uno speciale incontro con il Comandante Massimiliano Siragusa ed i 143 allievi del Vespucci ci svela la vita a bordo della “nave più bella del mondo”, perché «non è mai troppo presto per pensare in grande»

di Redazione
29 Agosto 2022
in Interviste
Tempo di lettura:6 mins read
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C’era grande entusiasmo per il ritorno dell’Amerigo Vespucci a Malta e l’attesa non ha deluso le aspettative dei numerosissimi visitatori, tanti di questi italiani, che nella giornata di sabato 27 agosto sono accorsi al Valletta Waterfront per conoscere da vicino lo splendido gioiello della Marina Militare. Un capolavoro delle maestranze italiane nato nei cantieri navali di Castellamare di Stabia nel lontano 1931. Un pezzo di storia che ha solcato i mari di tutto il mondo, la stessa che si respira una volta saliti sul ponte, accolti dal Comandante, Capitano di Vascello Massimiliano Siragusa, con alle spalle trent’anni di esperienza, venti dei quali trascorsi a bordo di navi combattenti, spesso impegnate in missioni all’estero, quest’anno sul Vespucci in qualità di “preside” della scuola galleggiante.

Il Comandante Siragusa accoglie gli ospiti a bordo della nave

A bordo, insieme all’equipaggio, 143 allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno, impegnati nelle attività nautiche e marinaresche che andranno a completare la loro preparazione etico-militare. Un lungo percorso – ci spiegano – fatto di disciplina, rigore, sacrificio e rispetto del prossimo.

Ed è proprio parlando con gli allievi che si comprende il vero significato del motto della nave: “Non chi comincia ma quel che persevera”. Sì perché nonostante la giovanissima età (tutti tra i 18 ed i 22 anni), ognuno di loro ha già bene in mente cosa vorrà fare da grande: «io sono un militare», affermano senza indugio. Nello sguardo tanta determinazione, emozione e fierezza, un onore ed un privilegio poter rappresentare la Patria.

Quando gli chiediamo cosa sia stata per loro l’esperienza sulla Vespucci, il primo vero banco di prova con il mare, ci parlano di qualcosa di “totalizzante”: «Per la prima volta ci troviamo soli e lontani da casa, chiamati a metterci alla prova con noi stessi e le nostre paure. Si tratta di un percorso fatto di molti sacrifici, ma bisogna stringere i denti, andare avanti. E quando pensiamo di non farcela, è lì che intervengono i nostri “fra”, che sta per “fratelli”, il diminutivo che utilizziamo tra di noi». E come non potrebbe essere altrimenti: ben 143 giovani uomini e donne che per due mesi si trovano a condividere quotidianamente non solo le stesse difficoltà, fisiche e psicologiche, bensì anche gli stessi spazi, spesso angusti e ristretti, di una nave.

 

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Tutti reduci da un primo percorso accademico, dove troneggia la scritta “Patria e onore”, ovvero «riuscire a fare del bene per la Patria ed avere sempre onore e lealtà verso gli altri, soprattutto rispetto», spiegano gli allievi, selezionati tra circa 7.000 domande, dopo un lungo percorso tra test attitudinali, psicologici e prove fisiche.

Un duro banco di prova non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto mentale. La sfida più grande sembra infatti essere quella con loro stessi: «Ci sono stati momenti di crisi e forte stress, poi ragioni sui sacrifici che hai fatto per arrivare fino a qui e allora stringi i denti e vai avanti, grazie anche al lavoro di squadra».

Una squadra, come dicevamo prima, capitanata dall’esperienza del Comandante Siragusa, salpato da Livorno lo scorso 2 luglio per l’inizio di un’avvenuta che ricorda come qualcosa di emozionante, gli stessi passi percorsi trent’anni prima, nel 1992, sempre a bordo della Vespucci: «Ho voluto sottolineare già dal primo giorno che tra di loro è presente il futuro Comandante di questa Nave e il futuro Capo della Marina Militare, e che quindi non è mai troppo presto per pensare in grande».

Il Comandante Siragusa all’interno della storica Sala Consiglio

In accademia è facile primeggiare se si è dei bravi studenti – continua il Comandante – ma è solo sulla Vespucci che si “impara a saper essere”, perché è solamente raggiungendo gli obiettivi assegnati, condividendo per molto tempo spazi ristretti tutti assieme che si sviluppa lo spirito di squadra, imparando a conoscere i propri limiti e mettendocela tutta per superarli. «Penso siano cresciuti molto come persone. Porteranno a casa molte esperienze sulle quali riflettere, ogni persona del mio equipaggio è stata per loro il primo esempio nello specifico ruolo che interpretava, e io sento forte la responsabilità di essere il primo esempio di Comandante navale con cui hanno avuto un confronto» afferma Siragusa, quasi alla conclusione della Campagna d’istruzione 2022 che terminerà il prossimo 3 settembre. Un lungo percorso che ha portato il Vespucci a toccare finora i porti di Palermo, Tunisi, Algeri, Lisbona, Casablanca, Cadige, Trapani e Valletta, ai quali si aggiungeranno quello di Manfredonia ed infine Taranto.

Un incontro con tante persone e culture diverse, utili all’accrescimento personale dei futuri Ufficiali. Il Vespucci non è infatti “solamente” la “nave più bella del mondo”, come la definirono gli americani molti anni fa, ma anche un piccolo pezzo di Italia galleggiante, che fa non solo del Comandante, ma anche di ogni persona a bordo del veliero, ambasciatore della Patria nel mondo.

Secondo Siragusa, infatti, ogni sosta è un’esperienza diversa, da gestire con lo stesso rispetto ed interesse un po’ come quando si è ospiti a casa di qualcuno: «In questa campagna abbiamo toccato tre porti africani, ricevendo tante attenzioni e braccia aperte da tutti. Questo ci ha riempito d’orgoglio perché l’italiano è visto come una persona con cui si può parlare, interessante, non importa se siamo stati o andremo nei porti di nazioni che tra loro non hanno buoni rapporti perché a noi interessano le relazioni bilaterali».

Quando chiediamo cosa significhi sentirsi responsabili della crescita personale e professionale di 143 futuri Ufficiali, che ricordiamo avviene in sinergia con il Comandante al Corso dell’Accademia ed i membri dell’equipaggio della Vespucci, Siragusa tiene a specificare cosa è cambiato rispetto al passato: «Ricordo che ai miei tempi non c’era osmosi tra allievi ed equipaggio, mentre io ho voluto ci fosse più coesione e trasferimento di emozioni ed esperienze, perché è importante per gli allievi capire cosa provano le persone che un giorno saranno comandate da loro». Per questo, continua il Comandante, «Ho chiesto al mio equipaggio di essere degli esigenti istruttori nella parte dell’insegnamento, ma anche dei confidenti nei momenti meno formali perché anche in questo modo si cresce e si impara».

Alcuni degli allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno

Ed a proposito di crescita ed esperienza diretta sul campo, un’attività che ci ha colpito molto è stata quella relativa alla genesi del nome del corso, che avviene direttamente a bordo della Vespucci, quasi a fine viaggio. In quell’occasione 143 allievi si radunano nello stesso spazio normalmente occupato da 35 di loro, per decidere un nome, un motto e cucire una bandiera che li rappresenti. Si tratta di un vero e proprio esercizio di gestione dei conflitti e negoziazione, che dura al massimo tre giorni, dal quale non ne escono finché non si mettono d’accordo.

Solitamente si attinge da riferimenti al passato ed esperienze sulla nave, come nel caso di quest’anno, dove a rappresentare “Aghenor” c’è una divinità a cavallo con a lato alcune gocce d’acqua, in ricordo del momento in cui hanno prestato giuramento, avvenuto sotto la pioggia battente.

credits: Marina Militare

Si tratta di una delle prime attività in cui gli allievi sono del tutto autonomi, chiamati a dimostrare di essere cresciuti e sapersi autogestire. «Ci piace pensare che arrivino come allievi ed escano come un corso. Le difficoltà che imponiamo sono prove che stimolano le relazioni, magari quelli che non ce la fanno un giorno sono coloro che aiuteranno chi è in difficoltà il giorno successivo» conclude il Comandante Siragusa, a sottolineare la salda coesione maturata tra gli allievi che si avverte sulla nave, risultato del grande lavoro di una squadra coesa a qualsiasi livello e alla quale non possiamo far altro che augurare – come si suol dire – “buon vento”.

Nel corso del pomeriggio di sabato si è inoltre tenuta la presentazione del libro “Nave Vespucci, il mistero del tempo” alla presenza dell’autore, il giornalista e scrittore Enrico Gurioli, che attraverso le pagine del volume, disponibile anche su Amazon, ripercorre i viaggi ed i misteri celati dietro i 90 anni di navigazione dell’iconico veliero della Marina Militare italiana.

 

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Ricordiamo inoltre che nella giornata di venerdì 26 agosto, a bordo del Vespucci è stato siglato l’importante patto di gemellaggio tra la città italiana di Cortona e la capitale maltese Valletta. L’atto è stato ufficialmente firmato dai due sindaci, Luciano Meoni e Alfred Zammit, alla presenza degli ambasciatori d’Italia a Malta Fabrizio Romano e di Malta in Italia Carmel Vassallo, accolti dal Comandante dell’unità, Capitano di vascello Massimiliano Siragusa. «Siamo lieti di aver ospitato a bordo del Vespucci la firma del gemellaggio tra Cortona e Valletta», ha commentato il Comandante Siragusa, precisando che si è trattato di «un evento che conferma l’azione diplomatica che la Marina ed il Vespucci in particolare svolgono da sempre nei mari di tutto il mondo».

In conclusione ci teniamo a ringraziare di gran cuore il Comandante Massimiliano Siragusa, gli allievi della prima classe dell’Accademia Navale di Livorno e l’equipaggio a bordo dell’Amerigo Vespucci per la disponibilità e l’accoglienza che ci hanno riservato, oltre che per il duro lavoro fatto di sacrifici e dedizione svolto in nome della Patria.

Un grazie speciale anche a Daniele Baraggioli (Big D Malta), per lo spirito di collaborazione e di condivisione tra italiani a Malta.

 


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Tags: Amerigo VespucciIn evidenzaItaliaMaltamarina militare italianaMassimiliano Siragusanave scuolaValletta
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