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Dal 1963 gli archeologi italiani lavorano a Malta: ecco cosa fanno

I membri della Missione a Malta per presenziare all'open day del parco archeologico di Tas-Silġ, Marsaxlokk

di Maria Grazia Strano
21 Novembre 2019
in Eventi
Tempo di lettura:5 mins read
0

In occasione dell’Open day al sito archeologico Tas-Silġ di Marsaxlokk, i professori Giulia Recchia, Francesca Bonzano, Alberto Cazzella e Grazia Semeraro ci concedono una gentile intervista per spiegare nei dettagli i compiti della Missione Archeologica Italiana a Malta e la storia del parco archeologico di Tas-Silġ.

Scavi 2011

Di cosa si occupa la Missione Archeologica italiana a Malta?

La Missione Archeologica Italiana a Malta nasce nel 1963 ad opera di Sabatino Moscati e Michelangielo Cagiano de Azevedo, il quale era stato invitato dalle autorità maltesi nell’anno precedente a svolgere una ricognizione mirata a verificare le potenzialità archeologiche di età storica nell’arcipelago maltese. Da allora la Missione ha svolto numerose campagne di scavo archeologico e ricerca nel santuario plurimillenario di Tas-Silġ (Marsaxlokk) e, tra il 1963 e il 1970, anche nella fattoria romana di San Pawl Milqi (Burmarrad) e nel promontorio di Ras-il-Wardija nell’isola di Gozo (1964-1967). Alle attività sul campo si sono alternati periodi di studio dei risultati degli scavi e dei materiali conservati presso i magazzini della Superintendence of Cultura Heritage – Malta finalizzati alla loro pubblicazione e divulgazione. Nel 1996 L’università di Malta ha avviato ricerche archeologiche nella parte meridionale del sito, mentre la Missione ha proseguito le ricerche nella parte settentrionale.

Scavi 1968La Missione Archeologica Italiana  ha lavorato a lungo in questi ultimi decenni, sotto la guida di docenti di varie Università Italiane: prima di Antonia Ciasca (Sapienza, Università di Roma) e Maria Pia Rossignani (Università Cattolica di Milano) e più recentemente di Grazia Semeraro (Università del Salento) e dell’attuale direttore  Alberto Cazzella (Sapienza, Università di Roma). I numerosi ricercatori e allievi che continuano a svolgere attualmente la loro attività in seno alla Missione fanno capo alle Unità di ricerca di queste Università: Cattolica del Sacro Cuore di Milano (responsabile prof. Francesca Bonzano), Sapienza di Roma (responsabile prof. Giulia Recchia) e del Salento (responsabile prof. Grazia Semeraro). Collaborano con la Missione studiosi italiani e stranieri; le ricerche abbracciano tematiche e analisi di carattere interdisciplinare, come studi ambientali e paleoeconomici.

Qual è il ruolo della Missione, nello specifico, nell’arcipelago maltese?

Le ricerche della Missione Archeologica a Malta, sostenute dal Ministero degli Esteri Italiano oltre che dalle varie Università afferenti alla Missione, hanno consentito di portare in luce le straordinarie evidenze del santuario di Tas-Silġ. Le ricerche a Malta sono inoltre finalizzate alla comprensione della storia e del ruolo del santuario di Tas-Silġ nel quadro più ampio delle dinamiche di sviluppo storico-culturale del Mediterraneo centrale dalla preistoria all’età bizantina e si svolgono in stretta collaborazione con la Superintendence of Cultura Heritage ed Heritage Malta. Un fronte su cui la Missione si è particolarmente impegnata negli anni scorsi è rappresentato dai problemi di conservazione del complesso di monumenti messo in luce grazie agli scavi degli anni 1963-1970. Tale problema è stato affrontato agli inizi degli anni 2000 anche in collaborazione con l’Istituto Centrale del Restauro, grazie ad un progetto finanziato dal Ministero degli Affari Esteri, e ha permesso di frenare il degrado di alcune strutture importanti come i pavimenti di età romana a piccole tessere rosse e bianche. Attualmente l’impegno principale è rappresentato dallo studio dei materiali e dalla elaborazione dei dati raccolti con le ricerche sul terreno. In questo ambito rientra anche la realizzazione di ricostruzioni grafiche e restituzioni virtuali attraverso le tecnologie informatiche 3D che sono di particolare aiuto per la comunicazione orientata al pubblico anche non specialista: lo stato di conservazione delle strutture infatti è molto lacunoso, circostanza che rende necessaria l’adozione di metodologie innovative per restituire l’immagine del santuario nelle varie fasi.

Quali sono le peculiarità del sito archeologico di Tas-Silġ ?

Tas-Silġ rappresenta un concentrato della storia dell’arcipelago maltese, poiché tutte le fasi di frequentazione sono documentate nelle stratigrafie ancora visibili nel sito.

Benché in età moderna l’area sia stata sfruttata come una sorta di cava di pietre, fatto che ha causato la perdita di quasi tutti gli edifici e delle strutture in elevato, il sito conserva le tracce di un monumento unico nel Mediterraneo per la sua lunga durata di occupazione, dal Periodo dei Templi (III millennio a.C.) all’età Bizantina (IV-VII sec. d.C.), che riflette le vicende storiche dell’arcipelago Maltese ed il suo ruolo nel Mediterraneo Centrale. Durante il Periodo dei Templi fu costruito sulla collina di Tas-Silġ un nucleo di strutture megalitiche, paragonabile per complessità a quello di Tarxien, probabilmente utilizzate a scopo cultuale. Tale nucleo di strutture megalitiche fu continuamente occupato durante tutta l’età del Bronzo (II millennio a.C.), quando l’arcipelago si inserisce nella vivace rete di scambi attraverso il Mediterraneo, probabilmente mantenendo un forte valore simbolico.

Con la colonizzazione fenicia di Malta, avvenuta tra VIII- VII secolo a.C., il centro megalitico fu trasformato in un santuario dedicato alla dea Astarte: uno degli edifici megalitici in particolare fu tramutato nel principale edificio templare, divenendo così il cuore del santuario. La lunga fase che da questo periodo attraversa tutta la fase punica, vede Tas-Silġ perfettamente inserito nelle complesse dinamiche che legano i centri posti sotto il controllo di Cartagine.  Molto intensi sono anche in questo periodo gli scambi con la vicina Sicilia e con il mondo greco, documentati dai numerosi materiali che attestano la presenza di costumi e pratiche rituali diffuse nell’area mediterranea.

A seguito della conquista romana (compiutasi con la seconda guerra punica), Malta fu inclusa nella provincia di Sicilia e il santuario fu arricchito ed abbellito di nuove strutture, tra cui un imponente porticato colonnato posto davanti al tempio megalitico, ancora utilizzato. Il carattere ‘internazionale’ del santuario è particolarmente evidente in questa fase, nella quale la divinità principale viene identificata con Giunone, la più importante divinità femminile del pantheon romano. La fama del santuario è testimoniata da Cicerone che ne parla come di un luogo sacro antichissimo e importantissimo. Gli scavi hanno messo in luce le importanti testimonianze del santuario menzionato da Cicerone e da altri autori antichi.

In età Bizantina il santuario pagano fu convertito in un centro di culto cristiano. Interventi architettonici mantennero le componenti del vecchio santuario, adattandole però al nuovo culto.

La continuità di frequentazione attraverso i millenni fa di Tas-Silġ un caso assolutamente unico, un luogo percepito e venerato come sacro lungo un arco lunghissimo di tempo, al di là dei profondi cambiamenti storici e culturali che si sono avvicendati nell’isola. La storia di Tas-Silġ è una sintesi straordinaria della civiltà dell’arcipelago maltese nelle sue interazioni con le culture del Mediterraneo, un esempio affascinante della ricchezza di scambi culturali che legano nel tempo le rive del Mare nostrum, attraverso il movimento continuo di persone e cose.

Perchè la scelta di organizzare questo speciale “open day”?

Il sito di Tas-Silġ non è al momento aperto al pubblico quotidianamente ma solo tramite appuntamento o in occasione degli ‘open day’. Con l’Istituto Italiano di Cultura e l’Ambasciata Italiana abbiamo pensato di organizzare questo evento in collaborazione con Heritage Malta per fornire l’occasione al pubblico che visiterà il sito di dialogare direttamente con gli archeologi che ci hanno lavorato per tanti anni.

Leggi anche — Domenica 24 novembre entrata gratuita al parco archeologico di Tas-Silġ, Marsaxlokk

Quali sono le iniziative future che la Missione Archeologica intende seguire a Malta?

È imminente la pubblicazione di un volume complessivo che raccoglie i risultati degli ultimi 25 anni di ricerche, cui seguiranno vari volumi monografici su aspetti specifici della vita del santuario.  Oltre alla prosecuzione dello studio dei risultati e dei materiali in collaborazione con l’Istituto di Cultura Italiana sono in programma una serie di conferenze tematiche sul santuario di Tas-Silġ, che si terranno tra gennaio e novembre 2020.

È stata avviata di recente una collaborazione con il Dr. Sebastiano D’Amico dell’Università di Malta per condurre studi geofisici e per la visualizzazione in 3D dei manufatti più significativi rinvenuti con gli scavi. È nostro vivo interesse progettare nuove attività archeologiche sul campo in collaborazione con la Superintendence of Cultural Heritage, l’Università di Malta e Heritage Malta.

 

 

 

Tags: Ambasciata d'Italia a MaltaHeritage MaltaIstituto Italiano di CulturaSebastiano D'AmicoTas-SilġUniversità di Malta
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