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Corre in ospedale lamentando dolori al petto e non esce più: inchiesta “assolve” personale sanitario

L’inchiesta della magistratura ha stabilito che non c’è stata negligenza da parte di infermieri e medici delle strutture sanitarie che hanno prestato soccorso a Stephen Mangion

di Redazione
12 Settembre 2024
in Attualità
Tempo di lettura:3 mins read
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Stephen Mangion è morto per cause naturali e il personale del pronto soccorso non ha agito con negligenza. È questa l’estrema sintesi delle conclusioni tratte dall’inchiesta avviata dalla magistratura sulla fine del 55enne che lo scorso fine agosto era collassato nella sala d’aspetto del pronto soccorso del Mater Dei dove si era recato lamentando dolori sempre più forti al petto.

I dettagli sono stati forniti durante la conferenza stampa di lunedì dal ministro della Salute, Jo Etienne Abela, il quale ha ribadito il «sostegno incondizionato» del governo nei confronti dei medici e degli infermieri bersagliati dalle critiche dopo la morte di Mangion, sollevati ora definitivamente da ogni responsabilità penale per la tragica vicenda.

L’inchiesta, resa pubblica su richiesta del magistrato Joe Mifsud che l’ha condotta, ha concluso che il personale sanitario del Floriana Health Centre e del Mater Dei ha agito in modo professionale, seguendo le procedure appropriate per salvare la vita di Mangion.

Il ministro Abela ha espresso disappunto per le diffuse critiche e accuse di negligenza circolate sui social media, definendole «dannose e prive di fondamento». Ha sottolineato come queste accuse abbiano messo a dura prova il personale che lavora quotidianamente sotto pressione per garantire un servizio di emergenza efficace, accogliendo pazienti a ogni ora del giorno e della notte.

Jo Etienne Abela - ministro della Salute
Il ministro della salute Jo Etienne Abela, credits: DOI / Omar Camilleri

Nel dettaglio, l’inchiesta ha rivelato che Stephen Mangion aveva iniziato ad accusare dolori alle 4:00 del mattino, ma ha atteso 15 ore prima di chiedere assistenza medica nonostante i suggerimenti della famiglia e degli amici. Inoltre, non aveva assunto i farmaci prescritti per la pressione alta perché aveva dichiarato di aver riscontrato degli effetti collaterali. Il suo quadro sintomatologico, quello che aveva descritto agli operatori sanitari ai quali si era rivolto, è risultato incoerente rispetto alla diagnosi di dissezione aortica che lo ha portato alla morte ed ha reso difficile per i medici capire l’effettiva gravità della situazione.

L’uomo era comunque stato sottoposto a tre elettrocardiogrammi, uno presso il centro sanitario di Floriana e due al Mater Dei, nessuno dei quali aveva evidenziato la presenza di un infarto in corso.

Confermato invece il fatto che si sia recato al Mater Dei in auto per via dell’assenza di ambulanze disponibili in quel momento, ma non l’ha fatto autonomamente bensì è stato accompagnato da un amico nonché infermiere. La decisione è stata presa in accordo con il personale della struttura a seguito della valutazione dei risultati dell’elettrocardiogramma e del fatto che l’ospedale si trovasse nelle vicinanze. Lì Mangion è stato sottoposto ad altri due esami diagnostici al cuore che non hanno indicato fosse a immediato rischio d’infarto e, a conclusione del terzo, è rimasto per due ore nella sala d’aspetto del pronto soccorso del Mater Dei in attesa di essere visitato lamentando dolori sempre più intensi al petto fino al collasso per dissezione aortica.

Nonostante il rapido intervento del personale medico, che ha eseguito la rianimazione cardio-polmonare sul paziente, ne è stato dichiarato il decesso nel giro di 35 minuti dall’inizio delle manovre.

Per il giudice Mifsud, i medici e gli infermieri hanno fatto tutto il possibile per salvare la vita all’uomo ed ha criticato aspramente le affermazioni senza fondamento pubblicate sui social media, anche dall’opposizione, che hanno distorto quanto accaduto realmente alimentando la disinformazione. Il magistrato ha richiamato l’attenzione sul danno causato dalle accuse non verificate, specialmente quando il profilo dell’individuo che aveva diffuso tali informazioni è stato cancellato subito dopo.

Nel frattempo, il ministro Abela ha annunciato che è in corso un’inchiesta ministeriale per valutare se il sistema sanitario debba essere migliorato per affrontare in modo più efficace casi come quello di Mangion ed ha espresso il suo impegno a pubblicare i risultati di questa indagine una volta conclusa, al fine di garantire la massima trasparenza e migliorare i servizi sanitari.

Durante la conferenza stampa, Abela ha ribadito che il governo continuerà a sostenere e investire nei servizi di emergenza, garantendo che i cittadini possano sempre contare su prestazioni di alta qualità e che verrà fatto «tutto il possibile per migliorare ulteriormente le nostre strutture e procedure».

 

(photo credits: Facebook)
Tags: Jo Etienne AbelaMater DeiMinistero della Salutesanità pubblicastephen mangion
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