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Giustizia, cambia il sistema avvio inchieste: i cittadini dovranno prima passare dalla polizia

La riforma proposta dal governo allunga anche i tempi delle indagini, da sessanta giorni a sei mesi per concluderle, e forse anche di più

di Redazione
1 Febbraio 2025
in Attualità, Giudiziaria
Tempo di lettura:4 mins read
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Il Governo ha reso nota la riforma delle “inchieste magistrali”, così viene chiamato a Malta il metodo che consente ai cittadini, direttamente o tramite avvocato, di presentare un esposto all’autorità giudiziaria circa presunti illeciti, affinché la magistratura possa valutare se ricorrano ipotesi di reato e, nel caso, avviare le indagini.

A raccontare le novità, il Primo Ministro Robert Abela – che tanto ha fatto per cambiare rapidamente il sistema dopo la serie di esposti presentati dal legale Jason Azzopardi – e il ministro della Giustizia, Jonathan Attard, che in conferenza stampa hanno sottolineando come il nuovo quadro normativo sia stato pensato per contrastare eventuali abusi garantendo un processo più equo, trasparente ed efficace, in grado di rafforzare anche lo Stato di diritto e proteggere i diritti delle vittime e delle loro famiglie.

La revisione del processo, ha spiegato il Premier, non priverà nessun cittadino del diritto di accesso alla giustizia, bensì trasferirà la supervisione delle indagini da un magistrato a un giudice della Corte penale.

Inoltre, con la nuova normativa, qualsiasi esposto su un presunto reato punibile con più di tre anni di reclusione non arriverà più direttamente nelle mani di un magistrato, bensì dovrà essere presentato alla polizia che avrà l’autorità per avviare un procedimento penale. Se, entro sei mesi, il cittadino non sarà soddisfatto dell’andamento dell’indagine, potrà rivolgersi direttamente alla Corte penale, presentando prove ammissibili in tribunale.

Il giudice, sulla base di una valutazione legata ad una serie di “probabilità” e non di colpevolezza, avrà la facoltà di consentire alla polizia di proseguire o meno le indagini, oppure di far sì che chieda l’avvio di un’inchiesta da parte della magistratura. Inoltre, i tempi per il completamento di un’inchiesta saranno ridefiniti: da 60 giorni a sei mesi, con possibilità di estensione fino a due anni.

Un altro aspetto chiave della riforma riguarda il ruolo degli esperti coinvolti nei procedimenti. Il governo prevede di stabilire nuovi criteri per la loro selezione, imponendo che siano persone fisiche e non società, e di regolamentare sia il ruolo che il compenso, allineandolo ai parametri nazionali. Inoltre, per evitare spese eccessive, se un’inchiesta supera i 50.000 euro di costi, il magistrato responsabile dovrà ottenere l’approvazione del presidente della Corte suprema, previa consultazione con il procuratore generale. La legge chiarirà inoltre il ruolo e la funzione del magistrato inquirente, oltre alla conservazione delle prove ammissibili.

Tra le novità più rilevanti della riforma vi è anche l’introduzione di nuove garanzie per i sospettati coinvolti in un’inchiesta. Chiunque sia oggetto di indagine dovrà essere informato del proprio “status di indagato” prima di rilasciare dichiarazioni, avrà accesso a informazioni chiave e potrà essere assistito da un avvocato.

Parallelamente, verranno rafforzati i diritti delle vittime e dei loro familiari, i quali potranno ricevere aggiornamenti sull’andamento dell’inchiesta, nei limiti della legge. Questo cambiamento, si apprende nel comunicato diffuso dal governo, è volto a garantire una maggiore trasparenza e a evitare situazioni di incertezza per chi è coinvolto nei procedimenti giudiziari.

Secondo Abela – recita sempre il comunicato – «il governo crede così tanto in questo strumento che ha deciso di rafforzarlo», sebbene «non permetteremo che qualcuno chieda l’avvio di un’inchiesta sulla sola base di un articolo di giornale senza prove concrete», ha dichiarato. Inoltre, chiunque abuserà del sistema calunniando persone ed imprese «dovrà anche rispondere delle sue azioni» e potrebbe essere obbligato a coprire le spese del procedimento.

Da parte sua, Attard ha sottolineato che la riforma si inserisce in un più ampio programma di miglioramento della giustizia a Malta, che include il rafforzamento della Procura generale, l’aumento del numero di magistrati e la creazione di una sezione specializzata per le inchieste della magistratura. «Attraverso questi emendamenti – ha dichiarato – garantiamo che ognuno sia responsabile delle proprie azioni davanti alla giustizia, ma allo stesso tempo gli innocenti non saranno soggetti al martirio legale e morale».

Per Jason Azzopardi, legale ed ex deputato del PN che nei mesi scorsi si è rivolto più volte alla magistratura chiedendo l’avvio di indagini su presunti illeciti, la “riforma delle inchieste magistrali” così pensata dal governo altro non è che una «legge salva mafia», e che i sei mesi di tempo proposti per concluderne una (anziché due) servono solo a cancellare prove e tracce di reato. Inoltre, ha sottolineato il fatto che inchieste “clamorose” che hanno scoperchiato giganteschi vasi di Pandora come 17 Black, accordo-truffa ospedali pubblici Vitals-governo e Panama Papers non sarebbero mai state avviate se, ai tempi, fossero esistiti tali emendamenti.

«Il governo ha confermato la volontà di togliere il potere dalle mani dei magistrati e consegnarlo invece al commissario di polizia» afferma il ministro ombra della Giustizia, Karol Aquilina, aggiungendo quanto sia «scandaloso che sia ora compito del cittadino quello di indagare e raccogliere prove, quando questo è di fatto il ruolo che compete al magistrato». Elencando un’altra serie di considerazioni, il Partito Nazionalista ha di fatto concluso che «attraverso le modifiche proposte, il governo ha confermato che priverà le persone del diritto di avviare tali indagini».

(photo credits: DOI)

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Tags: giustiziainchiesteJonathan AttardriformaRobert Abela
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