Molti condomini che vivono in un residence in Triq George Borg Olivier a Sliema lamentavano da tempo rumori molesti e cattivi odori provenire da un appartamento.
Quando la polizia ha fatto irruzione all’interno dell’immobile in questione si è trovata davanti una scena davvero surreale. Le stanze al suo interno erano stracolme di letti, e quasi nessun mobile. Sul pavimento cibo ammassato, e i tantissimi vestiti dei residenti erano stesi su un unico balcone.
La vicenda è stata segnalata dal sindaco della cittadina John Pillow che insieme ad alcuni vicini dell’immobile in questione si sono rivolti al Times of Malta, portando alla luce una situazione che ha visto oltre 40 persone condividere un unico appartamento composto da otto camere, quasi tutte con letti a castello, e con a disposizione solo 3 bagni.
Tutti gli inquilini sono risultati essere residenti a Malta, con un regolare contratto di lavoro, ed al quotidiano in lingua inglese che li ha incontrati prima della visita delle forze dell’ordine hanno dichiarato di essere molto preoccupati, motivo per il quale non hanno voluto essere nominati per paura di un eventuale sfratto.
Uno di loro ha dichiarato che dopo aver pagato 200 euro per il primo mese, si è visto lievitare il prezzo del posto letto a 250 euro già dal secondo mese. Questi lavoratori provenienti da Paesi terzi come India e Bangladesh avrebbero inoltre affermato di non essere un caso isolato, menzionando innumerevoli situazioni simili a Malta, in particolar modo in città come Qormi e Bugibba.
Si tratta di vittime di una situazione abitativa maltese disastrosa, che purtroppo colpisce non solo i lavoratori meno retribuiti. Infatti, sono ormai moltissimi i dipendenti di grandi aziende che non possono permettersi una casa tutta loro, costretti a dividerla con altre persone pur di stare a Malta. Un problema di cui vi avevamo già parlato in un nostro articolo precedente, evidenziando la piaga degli affitti alle stelle che affligge il Paese.
Secondo Times of Malta, l’appartamento risulterebbe essere di proprietà di Twanny Bugeja che l’ha affittato all’imprenditore immobiliare Peter Frendo, dal quale lo stesso Bugeja ha preso prontamente le distanze una volta scoperta la vicenda. Ha infatti confermato che il contratto consentiva il subaffitto dell’immobile, ma che il proprietario non ne era direttamente coinvolto, e per questo non ha mai avuto alcuno contatto con i locatari.
Dal canto suo, Frendo ha dichiarato che la residenza è divisa in più appartamenti, anche se l’entrata risulta unica per tutte le stanze. Ha inoltre affermato che tutti i contratti d’affitto sono regolarmente registrati e approvati dall’Housing Authority, e i documenti di soggiorno degli inquilini sono legalmente registrati presso Identity Malta.
C’è da chiedersi però come sia possibile che questi contratti possano essere in regola con la legge maltese sugli affitti.
A tal proposito, sembra che il primo cittadino di Sliema si sia mobilitato inviando una e-mail alla Planning Authority, definendo questa situazione una palese violazione sulla legge che regola le abitazioni residenziali. Ha infatti citato la Subsidiary Legislation 552.15, la legge in cui si afferma che un’abitazione può essere occupata da una sola famiglia o da un massimo di sei inquilini.
Pillow ha inoltre richiesto alle autorità un intervento deciso e rapido per situazioni simili, che sembrano essere tristemente fin troppo comuni sull’arcipelago. Situazioni che colpiscono soprattutto la fascia più debole della società, i cosiddetti “ultimi”, quelli che guadagnano meno e che pur di aver quel “meno” sono disposti a qualunque cosa, anche a spendere centinaia di euro per vivere in condizioni disumane, in questo caso con la compiacenza delle autorità.