Una vicenda drammatica che intreccia crudeltà sugli animali, violenza domestica e abusi psicologici su un minore ha portato alla condanna di Lourdes Schembri, 41 anni, originaria di Gharghur, a due anni e mezzo di carcere più una multa da 15.000 euro. La donna è stata riconosciuta colpevole per una lunga serie di episodi avvenuti tra il 2015 e il 2017, durante la sua relazione con un’altra donna, madre del bambino vittima degli abusi.
Secondo quanto emerso in tribunale, Schembri si è resa responsabile della morte violenta di due cani e del ferimento di un terzo. Le testimonianze hanno rivelato atti di estrema brutalità: uno dei cani fu gettato dal tetto, un altro venne sbattuto contro un muro al punto da fratturargli la mandibola, provocandone la morte il giorno successivo. Un terzo cane, invece, venne forzato ad assumere una quantità eccessiva d’acqua nel tentativo di provocarne il decesso.
Ma gli abusi non si sono fermati agli animali. Il figlio della ex compagna, che all’epoca aveva dieci anni, ha raccontato in aula di aver vissuto in un clima costante di paura. Spesso, terrorizzato, si vedeva costretto a mangiare il cibo dei cani pur di non dire alla matrigna che era affamato. Ha ricordato episodi in cui veniva picchiato con una scopa, minacciato di finire su una sedia a rotelle e insultato con frasi riferite a una grave malattia da cui era guarito da piccolo.
La madre del bambino ha confermato sia le violenze fisiche su di lei che gli abusi nei confronti del figlio. In casa, pare ci fossero tracce di sangue sui muri, lasciate dopo le aggressioni agli animali. Un veterinario chiamato a testimoniare ha descritto i segni di trauma neurologico riscontrati su due dei cani, compatibili con le testimonianze del minore.
Durante il processo, la 41enne ha negato ogni accusa, sostenendo di amare gli animali e attribuendo le loro ferite a cause accidentali o alla vecchiaia, ma le sue versioni sono state ritenute inattendibili dal giudice che ha invece dato pieno credito alle testimonianze coerenti del bambino e della madre, supportate anche da prove veterinarie e mediche.
Oltre alle violenze fisiche e psicologiche, la donna è stata ritenuta colpevole anche di aver continuato a molestare l’ex compagna e il figlio persino dopo la fine della relazione, con telefonate e pedinamenti.
Il giudice ha tenuto conto del trascorso della Schembri contrassegnato dalla dipendenza dalle droghe ma, sebbene superato, non ha potuto non sottolineare la gravità degli atti, evidenziando come la casa, che avrebbe dovuto rappresentare un rifugio sicuro per il bambino, si fosse con lei trasformata in un luogo di terrore e angoscia. La donna, che per il piccolo rappresentava una figura materna, gli ha invece causato traumi profondi e duraturi. Oltre alla pena detentiva e alla sanzione, il tribunale ha disposto un ordine di protezione della durata di tre anni a favore del bambino e della madre.
(immagine di archivio, credits: Terry Caselli Photography)
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