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Malta e la Grey List accomunati da atti di infrazione senza fine

Cittadinanza a pagamento e diritti violati. Malta ancora una volta rischia l’infrazione. Tutti questi atti di "disobbedienza" la porteranno ad uscire dalla lista grigia del GAFI?

di Redazione
9 Aprile 2022
in Editoriali
Tempo di lettura:5 mins read
1

Seppur Malta sia un Paese membro dell’Unione Europea ormai già dal lontano 2004, di fatto, come è ben noto, sembra spesso aver messo in pratica comportamenti contrari ai diritti di cittadinanza, circolazione, accesso ai mercati e investimento condivisi dagli Stati membri UE.

Un atteggiamento che continua a stupire anche attraverso le recenti dichiarazioni rilasciate dal Ceo del più importante Istituto di Credito, quando ha affermato che «non tutti dovrebbero avere diritto a un conto bancario», violando di fatto la Direttiva Europea che ha stabilito l’impossibilità per le banche di respingere la richiesta di aprire un conto di pagamento ad un cittadino europeo.

Ora è la volta dei “Passaporti d’oro”, una sorta di “lasciapassare” per l’ingresso in Europa dietro un cospicuo esborso economico. In breve, si paga per ottenere la cittadinanza e poter vivere sull’arcipelago, in realtà spesso senza viverci concretamente. Sono infatti numerose le testimonianze riportate sia attraverso inchieste internazionali, ma anche tramite la più comune rete social, dove si raccontano di appartamenti affittati ai facoltosi neo cittadini maltesi che, di fatto, rimangono completamente disabitati.

I “Passaporti d’oro” vengono rilasciati a seguito di un severo processo di due diligence, anche se non si è in grado di comprenderne il reale iter processuale come, ad esempio, chi siano i responsabili e quali siano le fonti di intelligence impiegate nei controlli. L’unico dato certo rimane il requisito essenziale, ovvero l’investimento economico effettuato tramite un pagamento di circa euro 600mila euro, più consulenze e sistemazioni immobiliari. Di fatto, si parla di un business che inietta nelle tasche del Paese milioni di euro ogni anno.

È bene ricordare che questi schemi per l’acquisizione della cittadinanza differiscono dai regimi di soggiorno per investitori (o “visti d’oro”), che consentono ai cittadini di Paesi terzi, a determinate condizioni, di ottenere un permesso di soggiorno per vivere in un Paese dell’UE.

A voler interpretare la logica del rilascio dei “passaporti d’oro”, ottenuti dietro pagamenti ed investimenti, a nulla serve scomodare i valori della cittadinanza europea, diritto di libera circolazione, accesso al mercato interno dell’UE, diritto al voto e a quello di candidarsi alle elezioni europee e locali.

La violazione dei valori dell’Unione, svenduta per un obolo, potrebbe divenire il viatico per attività illegali, come per esempio il riciclaggio di denaro, dato che le identità dei beneficiari dei passaporti d’oro rimangono segretissime.

Un’altra possibilità che viene data loro è quella di cambiare la propria identità una volta ottenuto l’ambito “lasciapassare europeo”: un ulteriore grattacapo per gli esperti di sicurezza e le forze dell’ordine di tutto il mondo.

Non meno rilevante è il profilo degli stessi candidati. Così come esistono persone perbene, allo stesso modo le richieste possono provenire anche da furfanti di ogni genere. 

Sui fatti appena rappresentati, nei giorni scorsi la Commissione Europea ha deciso di inviare al governo maltese un parere motivato – infr. (2020) 2301 – avvertendo la Repubblica che potrebbe essere sottoposta ad una ulteriore infrazione per la vendita dei “passaporti d’oro”.

Di tutta risposta, Malta ha affermato che «la concessione della cittadinanza rientra nella competenza nazionale di uno Stato membro e per questo dovrebbe rimanere tale», aggiungendo che «Il governo prende atto del parere motivato sull’acquisizione della cittadinanza maltese sulla base di un investimento, ma ribadisce che solo le persone degne beneficiano di un diritto importante come la cittadinanza. Ed è su tale base che manterrà un dialogo aperto con la Commissione».

Con questo, Malta sembra dimenticare che la cittadinanza europea si acquista vivendo ed investendo nello Stato in cui si è deciso di trasferire la residenza che, quindi, ne è divenuto centro dei propri affari e non solo una “comoda appendice”. Questo requisito è fondamentale per la crescita economica del Paese e dell’occupazione.

Un altro punto su cui batte la Commissione Europea è quello legato alle condizioni per l’ottenimento e la revoca della cittadinanza tramite investimento, che attualmente rimangono ancora regolamentate dal diritto interno di ciascuno Stato membro, nel rispetto delle direttive dell’Unione – si intende – ma non in mano all’UE stessa, tanto che quest’ultima ne ha spesso lamentato difficoltà di uniformità.

Alla luce dei fatti, per la Repubblica di Malta si è persone degne di cittadinanza se si paga la somma di 600mila euro senza probabilmente vivere definitivamente sull’arcipelago e neppure apportando sviluppo ed occupazione significative, mentre non sono degni di ottenerla, magari, quelli che davvero decidono di trasferircisi vivendo ed investendo.

A margine delle affermazioni incomprensibili sui requisiti per l’ottenimento della cittadinanza ci chiediamo a cosa servano istituti, slegati tra loro (e già questo sarebbe oggetto di una attenta valutazione), quali Malta Business Register, Central Bank, MFSA, FIAU, gli stessi che dovrebbero servire a garantire chiarezza, combattendo e prevenendo la lotta al riciclaggio di denaro sporco ed al finanziamento al terrorismo.

Troppo spesso si sente invece parlare della messa in atto di azioni che alla prevenzione sostituiscono comportamenti poco chiari nei confronti di società oneste, che sull’arcipelago investono con lealtà i propri capitali, vivendoci fattivamente, producendo e creando opportunità reali di lavoro, per tutti i cittadini, sia maltesi che expat.

Per questo Malta, pur essendo uno Stato membro dell’Unione Europea, sembrerebbe spesso ragionare e comportarsi come se non lo fosse, in un modo del tutto contraddittorio che parrebbe sovente premiare chi paga e investe, senza però poi vivere fattivamente sull’arcipelago mentre, al contrario, per mezzo sempre degli stessi organismi di controllo, vessa senza pietà le società realmente, e spesso esclusivamente, operanti sul territorio.

La Commissione Europea, come nel caso dell’isola di Cipro, intenterà un procedimento di infrazione nei confronti della Repubblica di Malta se quest’ultima non rispetterà i dettami dell’Unione. Un elemento che peserebbe tantissimo sulle spalle dell’arcipelago maltese proprio a fronte anche dei numerosi sforzi che, da circa un anno, dovrebbe aver messo in atto per uscire dalla Grey List in cui è stata posta dal GAFI, l’organismo di controllo internazionale chiamato a garantire che i Paesi sotto il suo controllo rispettino le norme in materia di antiriciclaggio e finanziamento del terrorismo.

E’ possibile che le istituzioni della Repubblica di Malta siano determinate a voler uscire dalla Grey List (lista dei Paesi che si stanno adattando alle nuove regole, ma troppo lentamente) ma, di fatto, continuino ad ignorare le raccomandazioni europee sulla vendita della cittadinanza tramite investimento, esponendo quindi il Paese al rischio di scivolare addirittura nella Black List (giurisdizioni in netta violazione degli accordi internazionali), invece che raggiungere la tanto ambita White List?

Analizzando quindi lo schema dei “passaporti d’oro” attraverso un quadro più ampio, contestualizzato nell’Unione Europea e concretizzato sulle vicende che interessano la quotidianità reale dell’arcipelago, si potrebbe effettivamente quasi definire tutto questo come uno schiaffo, non solo alle regole dell’UE stessa, ma anche alle società virtuose e realmente presenti sul territorio e, per questo, oggetto di costante controllo da parte delle istituzioni maltesi, a favore di realtà che, invece, dietro ad una cittadinanza acquistata, spesso celano torbidi meccanismi legati a riciclaggio di denaro e finanziamento al terrorismo, tutti elementi che minano nel profondo la reputazione dello Stato insulare e di conseguenza anche di tutte le società coinvolte, anche quelle “sane”, spesso senza passaporto acquistato. 

Tags: AntiriciclaggioCommissione EuropeaFAFTGAFIgrey listIn evidenzaMaltapassaporti d'oroUnione EuropeaVendita dei passaporti
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Commenti 1

  1. Stefano says:
    10 mesi ago

    Primo la risposta di Malta è ridicola e come sempre arrogante. Quanti comprerebbero il passaporto Maltese se Malta non fosse uno stato Europeo? Praticamente nessuno quindi non è materiale statale interna.
    Che Malta si comporta come non fosse un paese Europeo lo osservò da quando sono atterrato sull’isola la prima volta, ma è anche vero che a prendere fondi Europei è super Europeo.
    La caricatura su Malta e il comportamento con l’Europa è sempre stata immaginare una persone con un braccio lunghissimo e un braccio cortissimo, il primo per prendere fondi e benefici Europei il secondo per dare.
    Pensare che ancora oggi i tassi d’interesse sui mutui per l’acquisto di case vengono calcolati sul un indice emesso dalla banca centrale Maltese. Alle banche che mi dissero questo feci notare che a Malta su usano GL Euro e il costo degli Euro lo decide la BCE. Infatti a Malta un tasso fisso, quando lo chiedi nel 2017, era 3.5 % in Italia si aggirava sull’1%.
    Decisi di pagare l’affitto e investire altrove e pagare un affitto per avere la libertà di tornare nel mio paese….come spesso consigliato dai locali…come consigliare ad un cliente del proprio ristorante di andare a cenare altrove, molti lo hanno fatto negli ultimi anni.

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